Lucio Dalla fotografava con questo incipit del brano tra i più noti della sua discografia tutte le inquietudini che accompagnano ogni fine ed ogni inizio d’anno. Stremati da due anni di follia emergenziale sanitaria ci apprestiamo al secondo San Silvestro ristretti in casa, condannati senza colpa al cenone domiciliare.
Boosterizzati e non, derisi dai no vax che declamano le inesorabili cifre dei contagiati ricoverati sebbene trivaccinati. Forse il vaccino protegge dalle conseguenze gravi o forse è semplicemente il virus che cerca di sopravvivere modificandosi per convivere con l’animale ospite, cioè noi. Solo i posteri scopriranno la verità.
Oggi, al netto della folle emergenza sanitaria, sul tavolo rimane un PIL depresso che rimbalza rispetto al 2020 alla crescita anemica di inizio pandemia, riforme annunciate ed ancora in fieri ed un Parlamento testimone di sale rispetto al CdA del Presidente Draghi che dirige il Governo ascoltando tutti, ma tirando dritto su tutto e tutti, come un capitano d’impresa; e forse è l’unico modo possibile di tenere in partita il paese.
L’anno che verrà ci darà un nuovo Presidente della Repubblica e se sarà scelto Draghi, un nuovo Governo, forse anche questo è inevitabile, ma non c’è visione politica. L’economia va verso un collasso inevitabile, stretta tra le incertezze dei provvedimenti sanitari e gli scossoni della globalizzazione. Il nostro residuo sistema produttivo non è in grado di reggere il mix micidiale di carenza di materia prima, costi energetici, inflazione. Fattori ai quali bisogna aggiungere in Italia tassazione irragionevole e sistema burocratico inefficiente, senza dimenticare il gap infrastrutturale.
L’anno che verrà sarà duro anche per madri e padri di famiglia, salariati ed autonomi stanno assistendo alla perdita del potere d’acquisto del proprio denaro e dei risparmi e vedono crescere il loro indebitamento per i costi di sopravvivenza. L’aumento delle bollette è un debito a breve, ma preannuncia un’inflazione reale del 6%, con redditi inchiodati e senza plausibili speranze di adeguamento.
Togliere accise od oneri di sistema può dare modesto sollievo, ma crea scompensi nel sistema di approvvigionamento e distribuzione ed alle casse pubbliche e prima o poi sarà necessario richiedere ai consumatori il conto; non esistono pasti gratis. Lo scudo protettivo dell’indiscusso carisma del nostro Premier ci protegge dagli attacchi dei media internazionali, delle agenzie di rating, dell’Unione Europea, la pandemia distrae i più ed anestetizza le menti, ma prima o poi verrà il redde rationem.
Ancora una volta si deve prendere atto che la mancanza di una qualsiasi visione politica del futuro è condizione di una mancanza di prospettiva per la nazione e la comunità degli italiani. Non è questione di colore politico ma di deserto di idee davanti all’inevitabile, una marcia senza speranza verso l’estinzione del sistema Italia.
Forse prima del bonus 110, dovevamo rifondare l’edilizia ed il quadro giuridico della proprietà, pagare la ristrutturazione di casa ad un settantenne è sbagliato, se un venticinquenne non può diventare un padre di famiglia perché non può permettersi né una casa in affitto né un mutuo, sebbene oggi le banche li prospettano con durata fino a 40 anni.
Le culle vuote sono peggio della pandemia, dell’inflazione, del caro energia, semplicemente perché prospettano l’estinzione. Un nuovo nato conferisce speranza, concentra energie, genera spesa buona, aumenta la possibilità che nasca intelligenza autoctona; forse in giro per l’Italia sta nascendo il medico o l’ingegnere che risolverà le nostre malattie o ci darà il primato tecnologico, difficile che ciò accada in futuro.
Insomma, l’augurio è che la politica batta un colpo e che il governo della nazione passi a menti illuminate dalla visione di un futuro con ardimento e voglia di rischiare, gestire la cancrena non è una buona terapia, bisogna recidere ed avere il coraggio di andare oltre la visione delle generazioni presenti, forse è tempo di rinascere. E’ questo il mio augurio, un nuovo Rinascimento per la nostra amata Italia. Invece di mettere i sacchi di sabbia alle finestre come qualcuno nel mondo sta pensando di fare.