Il governo è Draghi è caduto. Scenario già prevedibile dopo lo strappo di una settimana fa da parte del Movimento cinque stelle, divenuto praticamente certo dopo il surreale dibattito/scontro del Premier in aula al Senato, con conseguente apposizione della fiducia sulla risoluzione a firma Casini.
Matteo Renzi ha rivelato che quella scelta sia stata suggerita al Presidente Draghi dai ministri Franceschini e Speranza nell’ottica di favorire una riconciliazione con il movimento di Conte.
In disparte da ricostruzioni di mera cronaca parlamentare, non si può non rilevare come Draghi sia stato mal consigliato dal suo inner circle di tecnici, formatisi nelle migliori università italiane e estere, ma del tutto spuri di competenze politiche.
Il governo Draghi è stata la dimostrazione plastica di due concetti: il primo è che difficilmente si governa con maggioranze così eterogenee (senza la guerra e il covid Draghi sarebbe caduto 1 anni fa); il secondo è che in assenza di competenze politiche non si può condurre l’esecutivo di un paese complesso come l’Italia.
Il presidente Draghi, al quale nessuno disconosce competenze tecniche, non è un politico. È vero. Ed infatti questo, per alcuni punto di forza, è stato il suo punto debole, la sua spada di Damocle. Sin da quando si è sbadatamente candidato in conferenza stampa alla successione al Quirinale dove, si badi, “non ci si candida ma si viene proposti”. Passando per quando non ha stoppato le derive troppo politicizzate del suo governo, a destra e sinistra. Fino ad arrivare alla maldestra scelta in Senato.
La politica, in quanto arte del governo, è un gioco complesso, basato su dinamiche assai difficili da capire per chi non ne è appassionato o addentro. È fatta di alchimie talvolta incomprensibili che sono tuttavia parte di una grande equazione, il cui risultato, non facilmente prevedibile, è dato da un insieme di componenti altamente variabili, ma pur sempre ordinatamente ricomponibili.
Non basta crescere a pane e Bocconi per governare. Sono necessari (anche) una conoscenza ed un acume politico di livello. Quella conoscenza che si forma sui territori, con le battaglie politiche, nelle istituzioni e nelle sedi di partito, nelle manifestazioni e nei dibattiti accesi. Quella conoscenza che prescinde dal voto di laurea (necessaria) e va oltre, arricchendosi con la passione e con il pathos politico.
Draghi, scherzando, si riferiva al cuore del banchiere centrale. Nessuno dubita della sua bontà d’animo. Tutti dubitiamo della sua anima politica. Che non ha mai avuto. Determinandone la caduta.