Dal 24 al 26 ottobre la Stazione Leopolda di Firenze ha ospitato la quinta edizione della Leopolda, intitolata “Il Futuro è solo l’inizio”.
La Leopolda di quest’anno di Governo, preceduta da numerose polemiche interne al Partito Democratico, ricorda molto una convention di un partito americano di maggioranza, senza essere però organizzata dal PD.
La kermesse renziana, più volte definita come “spazio di libertà” e laboratorio d’idee, è un’iniziativa della Fondazione Open che fa capo a Matteo Renzi e al suo entourage.
Sono stati 3 giorni di confronto aperto e partecipazione, di una nuova classe politica che vuole creare idee e proposte per il futuro del Paese, (o quanto meno dare l’illusione di volerlo fare realmente), coinvolgendo cittadini, imprese e politici in un dialogo costruttivo di chi vuole stare al passo con i tempi.
In apertura Renzi ha rivelato che la Leopolda del 2011 gli aveva fatto capire che “questo Paese era scalabile”. Un progetto quindi di persone che hanno creduto che la modernizzazione del Paese fosse realmente alla portata di mano e che fosse realizzabile.
I lavori sono stati moderati da quattro parlamentari del PD: Silvia Fregolent, Luigi Famiglietti, Edoardo Fanucci e Lorenza Bonaccorsi su un palco costruito come fosse un garage, luogo dove si immagina il futuro ( in cui le idee divengono start – up) ma dove al contempo si raccoglie anche il passato, “la macchina ferma da troppo tempo che bisogna far ripartire”, con manifesti che ironizzano su tutti quelli che non sono stati in grado di capire invenzioni geniali.
Dopo l’inaugurazione di venerdì sera, con l’apertura dei lavori del Premier Renzi e del Ministro Boschi, la giornata di sabato è stata caratterizzata da cinquantadue tavoli la mattina e cinquantatré tavoli il pomeriggio, con più di cento autorevoli relatori per discutere numerosi temi caldi legati all’attualità e al futuro dell’Italia, tra ministri, parlamentari, specialisti ed esperti.
L’obiettivo, come sottolineato nel discorso d’apertura dal Premier e segretario del PD Matteo Renzi è di “dare obiettivi concreti per il Paese”.
Sia sabato che domenica sul palco interventi di chi su questi temi, anche in tempi di crisi, ha avuto la forza e la visione di creare posti di lavoro e best practice. Esperienze, storie e proposte innovative di persone che hanno dimostrato che l’Italia è davvero una Repubblica democratica fondata sul lavoro, che vuole tornare ad essere competitiva e vuole combattere la corruzione. Tra i vari interventi che hanno raccontato storie d’intraprendenza e coraggio dell’Italia di oggi, quelli di Davide Serra (AD del Fondo Algebris), Brunello Cucinelli, Rossella Orlandi (direttrice dell’Agenzia delle Entrate), Patrizio Bertelli (Prada), Raffaele Cantone (presidente dell’Autorità Anticorruzione), Andrea Guerra (ex AD Luxottica) e Oscar Farinetti (fondatore di Eataly).
Il tutto ripreso da più di 400 giornalisti accreditati, dirette streaming, post su facebook e tweet.
Nel gran finale di domenica mattina Renzi ha evidenziato: “non consentiremo a quella classe dirigente di riprendersi il Partito Democratico e di riportarlo dal 41% al 25%, non consentiremo di fare del Partito Democratico un partito di reduci”.
Sabato, durante la manifestazione della Cgil contro il governo, c’erano infatti molti esponenti del PD, tra cui Gianni Cuperlo, Stefano Fassina, Giuseppe Civati, Rosy Bindi e Cesare Damiano.
Renzi ha poi concluso la tre giorni sottolineando che continuare ad aggrapparsi all’articolo 18 “è come voler mettere un gettone del telefono dentro un’iphone”. Il mondo e il mercato del lavoro son cambiati, indietro non si torna.
Link al sito: http://www.leopolda5.it/