È di questi giorni la notizia riguardante un comunicato interno all’Unione Europea con il quale si forniscono delle linee guida per “addetti ai lavori” riguardanti la comunicazione pubblica. Questo documento è sfociato in scandalo poiché, a detta di alcuni, vieterebbe e cancellerebbe la cultura cristiana in Europa. Nulla di più falso.
Il documento, intitolato “#UnionOfEquality. European Commission Guidelines for Inclusive Communication”, è rivolto a coloro che tengono discorsi pubblici o che comunque si rivolgono a un esteso numero di persone. In tale documento si espone infatti come i membri del parlamento europeo debbano adattare il proprio linguaggio di fronte alla pluralità di soggetti a cui parlano. È importante ricordare che questo documento non riguarda in alcun modo i cittadini ma solamente delle “guidelines”, ovvero linee guida per coloro che fanno comunicazione pubblica.
Il documento si articola in sette parti che sono: introduzione, genere, Lgbtiq, contesto etnico e razziale, culture stili di vita e credo, disabilità, età e requisiti di accessibilità online.
In questo documento, come scritto nello stesso, troviamo che le raccomandazioni espresse possono essere utilizzate per: materiale stampa, social media post e immagini, materiale didattico e presentazioni, materiale utilizzato nelle comunicazioni interne, discorsi e pubblicazioni e briefing.
Quindi, ancora una volta è chiaro che si tratta di una comunicazione rivolta a coloro che lavorano all’interno dell’istituzione europea e svolgono mansioni con il pubblico. “Queste linee guida sono piene di suggerimenti per aiutarvi a comunicare in modo efficace e sensibile e incorporare un approccio più inclusivo nel vostro lavoro, sia nel modo in cui viene elaborato un testo sia nell’organizzazione di un evento”, si legge nel testo.
Continuando ad analizzare troviamo indicazioni non solo sulle famigerate parole che “non vogliono farci dire” ma anche su come bisognerebbe scegliere le immagini che vengono promulgate in modo da essere più inclusivi possibile. Ad esempio, bisognerebbe evitare di inserire in una rappresentazione di gruppo solo persone di una stessa etnia, evitare immagini in cui la donna assuma un ruolo subordinato all’uomo, ecc. Quindi, come dicevamo, una comunicazione più inclusiva.
Andando per punti troviamo una sorta di vademecum per ogni situazione e quindi una tabella in cui sono indicate quali formulazioni sarebbe più opportuno utilizzare e quali invece sarebbe meglio evitare.
Per ciò che riguarda il genere è stato scritto su alcuni giornali che “è vietato utilizzare nomi di genere come operai o poliziotti”. Cosa per altro non vera poiché all’interno di questo documento non ci sono divieti ma consigli su “cose da evitare”.
Nel caso specifico questo ha senso solo se in lingua inglese poiché si identificano, tali parole, come “gendered words” dal momento che al loro interno contengono una parola che identifica un genere come la parola man, ad esempio “policeman” e così via. In questo caso sarebbe meglio, secondo il documento, utilizzare police officer (ufficiale di polizia). La cosa su cui ci sarebbe qualcosa da ribattere non è tanto che venga cambiato “il fuoco è un’invenzione dell’uomo” in “il fuoco è un’invenzione dell’umanità” ma sul fatto che il fuoco non è un’invenzione quanto una scoperta.
Sorvolando sui capitoli Lgbtiq, e quello razziale arriviamo al tanto contestato “CULTURES, LIFESTYLES OR BELIEFS” e cioè “culture, stili di vita e credo” in cui, appunto, si parla del Natale.
Come già detto in precedenza non vi è alcun divieto ma semplicemente l’invito ad utilizzare un linguaggio più inclusivo possibile e proprio perché in Europa non siamo solo cristiani cattolici è preferibile riferirsi al periodo delle festività natalizie come festività e non come Natale, in cui non tutti credono.
Ma nello stesso esempio è evidente che non ci sia alcuna volontà di “cancellare” il Natale proprio perché viene esplicitamente detto che al posto di “il Natale può essere stressante” sarebbe meglio utilizzare “Le vacanze possono essere stressanti… per chi festeggia il Natale, Hanukkah” quindi il Natale non viene affatto “cancellato dalla storia d’Europa” ma semplicemente vengono incluse più culture sotto la stessa formulazione.
Tralasciando alcune “bestialità” che sono state scritte su qualche quotidiano, e che forse andrebbero prese una per una e contestate, sarebbe più opportuno interrogarsi su ciò che è veramente importante e cioè che l’ennesimo slancio di inclusività, effettuato in modo giusto o sbagliato che sia, viene strumentalizzato da alcuni movimenti politici e con loro giornalistici per fare dell’inutile e bieco sensazionalismo.