Bersani va oltre D’Alema
di S. D. C.
Chi più ne ha più ne metta. Poche ore fa, Massimo D’Alema, a Cartabianca, aveva detto: “Spero che non si arrivi a una scissione”. Ma se il congresso non si farà e Renzi “chiederà le dimissioni di Gentiloni” per andare subito al voto (con lui candidato premier), “penso che una parte” dei democratici “uscirebbe”. E allora dalla costola sinistra del Pd si formerebbe un nuovo partito che “sicuramente supererà il 10 % dei voti”.
Oggi però Pierluigi Bersani, in una intervista ad Huffington Post, va oltre e prefigura uno scenario finora inedito. Al limite provocatorio. I fatti ci diranno quanto reale.
Premette: “Io prima di tutto combatto, sia chiaro. E mi aspetto di non essere il solo. C’è Renzi nel Pd, ma anche tanti altri. È ora che dicano qualcosa perché così si va a sbattere e si dissolve il Pd. Chiedo che qualcuno apra bocca, perché non ci si può nascondere al punto in cui siamo arrivati. Non sfuggo però alla domanda e le rispondo in modo molto chiaro: se chi ha la responsabilità di decidere tira dritto, allora risponderà del fatto che non c’è più il Pd”.
Per poi aggiungere: “In quel caso estremo non si aspettino, lo dico agli osservatori, che semplicemente avvenga qualcosa che assomigli a una rottura tra Margherita e Ds. Otto anni non son passati invano e l’idea del Pd risorgerebbe dalla ceneri, perché è una idea buona. Un Pd a servizio di un’area larga, ulivista, plurale, può essere tradito: ma viene fuori da un’altra parte. Non nascerebbe, nel caso estremo, la Cosa 3 di Bersani e D’Alema, ma un soggetto largo, plurale, ulivista. In grado di interpretare quel pezzo di popolo che ha lasciato il Pd e la fase nuova che si è aperta”.
Ovvero: la scissione, alla fine, la farebbe Renzi. Insomma, il Pdr (Partito di Renzi) senza più camicia di forza fuori dal Pd (ma non le minoranze), e il Partito Democratico che rinascerebbe Ulivo (magari alleandosi post-elezioni con lo stesso Pdr).
Davvero, ogni giorno ormai ci regala i suoi sorprendenti racconti di vita politica.