Luana, Maurizio, Christian. Solo negli ultimi giorni sono decedute tre persone. Sono morti mentre lavoravano, per portare a casa uno stipendio quanto mai necessario in questo periodo di crisi economica scatenata dalla pandemia. Sono morti nel silenzio, come tanti, troppi lavoratori nello stesso modo.
In questo primo trimestre l’INAIL stima che le morti bianche siano cresciute dell’11,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono 185 le persone decedute nei primi tre mesi dell’anno. Questi dati devono far riflettere tutti, a partire da chi, come molti di noi, siedono tutti i giorni su una poltrona d’ufficio, su una sedia di una aula di giurisprudenza, in un ristorante.
Devono far riflettere e devono far indignare perché non è ammissibile, nel 2021, morire di lavoro, alzarsi una mattina per andare in fabbrica e non fare più ritorno a casa.
Queste morti, peraltro, ci mettono dinanzi agli occhi il vero significato del Primo Maggio, festa dei lavoratori. Nata per celebrare l’opera degli uomini e delle donne che ogni giorno faticano, si appassionano, si battono per far crescere la propria famiglia, per far studiare i propri figli, per accrescerne la cultura o, più semplicemente, per raggiungere dei risultati personali.
Per questo indigna che la Festa dei Lavoratori venga utilizzata da cantanti ed attori come pretesto per promuovere battaglie politiche volte all’ottenimento di un tornaconto personale. Perché il Primo Maggio è festa di tutti i lavoratori, uomini e donne, di destra e di sinistra, a prescindere dal proprio orientamento sessuale o religioso e non può diventare la sede o l’occasione per contrapposizioni e battaglie politiche che nulla hanno a che fare con i lavoratori.
Negli occhi di Luana, giovane lavoratrice della mia età c’era la volontà di dare un futuro al suo bambino di cinque anni, di crescere la sua famiglia e di non gravare economicamente suoi propri genitori. C’era l’umiltà del lavoro e la forza della gioventù. C’erano i sogni di una ventenne che, forse, pur non volendo cambiare il mondo, aveva accettato di mettersi in gioco e di sudare uno stipendio.
Degli occhi di Luana, e di quelli di tanti altri come lei, rimarrà il ricordo nel cuore di chi l’amava. Spetta a noi batterci affinché rimanga anche il monito su tutti noi, ed in particolare sulla Politica, perché mai più accada di dover perdere la vita facendo ciò su cui la nostra Costituzione si fonda: ossia lavorare.