La Banca d’Italia ha pubblicato in questi giorni il rapporto della Banca Centrale Europea in ordine alle politiche monetarie e di bilancio adottate, agli interventi avutisi nonché alle misure avviate dal Consiglio direttivo in ordine all’analisi programmatica di politica monetaria per analizzare le possibili ricadute avvenute nel periodo trascorso dall’ultima riesame risalente all’anno 2003.
Tale riesame si è reso necessario per elaborare le nuove possibili strategie volte a far fronte alle conseguenze della pandemia, comprendere le esigenze dei cittadini, per valutare un sistema innovativo per i pagamenti al dettaglio in modo istantaneo, per contribuire a limitare ogni conseguenza economica e sociale derivante dai possibili cambiamenti climatici non tralasciando, nell’immediatezza e di concerto con tutte le Banche Centrali, di affrontare la situazione unica e drammatica derivante dalla pandemia che ha sicuramente avuto notevoli ricadute sull’economia in tutte le nazioni.
Per il perseguimento di tale ultimo obiettivo la Banca Centrale Europea ha, da subito, avviato un Programma di acquisto di titoli pubblici e privati, dei vari stati dell’Unione, per circa 700 miliardi di euro per permettere agli emittenti di finanziarsi a tassi negativi e su scadenze fissate a cinque anni; ha allentato delle condizioni di rifinanziamento per concedere ulteriori termini, alle banche dell’Unione sono stati concessi finanziamenti agevolati per far sì che le banche stesse finanziate non lasciassero mancare credito all’economia interna e soprattutto alle piccole e medie imprese; ha previsto ulteriori simili interventi anche per il 2022 al fine di eliminare ogni timore di un successivo irrigidimento delle condizioni finanziarie e dell’accesso al credito.
Per centrare l’obiettivo di tali massicci interventi, anche da prevedersi per il nostro Paese, la politica monetaria interna dovrebbe riprendere a propagare i suoi effetti positivi sulle imprese che potranno contare su nuovi progetti di investimento per stimolare l’inflazione portandola a livelli accettabili. Le prospettive auspicate per l’ottenimento di un tale risultato a scaturire da tale politica monetaria e finanziaria dovrebbe anche dare certezze alle imprese sul possibile incremento delle domande e di sviluppo delle attività economiche.
Se è vero che da tutto questo i Paesi dell’Unione e le appartenenti aziende interne usciranno dalla crisi con debiti in bilancio molto più alti è pur vero che puntando sulla alta qualità dei progetti d’investimento si dovrebbe giungere una consistente crescita potenziale.
Ci si auspica, in tale ottica, che per l’Italia i guadagni potrebbero essere ancora più elevati rispetto ad altri Paesi e ciò puntando su una spesa a privilegiarsi in favore delle nuove tecnologie e nei settori trainanti l’economia. La digitalizzazione dell’economia sembra la via obbligata da seguire nell’immediato futuro e le politiche monetarie di bilancio e fiscali dovranno privilegiare tali investimenti.
Ora, le speranze tutte sono riposte sugli effetti dei vaccini, non solo per evitare la triste trafila del conteggio giornaliero dei decessi e di quanti sono costretti alle cure ospedaliere, non dimenticando mai di dare un doveroso plauso al personale tutto medico e paramedico, ma anche per uscire dalla contrazione dell’economia che si è innestata su una già esistente depressione.
La politica monetaria adottata dalla Banca Centrale Europea e di conseguenza dalle Banche Centrali dei vari Stati membri hanno fatto fronte alle imminenti esigenze e mitigato, nel migliore dei modi, ogni negativa ricaduta sulle economie locali. Gli obiettivi prefissati e gli interventi avutisi non sempre hanno dato i frutti ma quantomeno ne hanno mitigato ogni negativa o più drastica conseguenza.
La BCE ha offerto, unitamente ad altre Banche Centrali, liquidità nelle valute internazionali, continuando ad essere gestore di varie operazioni finanziarie e mantenendo il proprio ruolo di coordinamento dei servizi di gestione delle riserve. Il documento pubblicato si fonda, quindi, su un ampio raggio di analisi e di valutazione degli interventi possibili a farsi, volti anche e soprattutto ad una valorizzazione dei talenti e delle persone nel momento di “eccezionalità” e mirando a promuovere responsabili governance che siano di rafforzamento della fiducia da parte delle persone per esprimersi al meglio.
In ultima analisi, è da evidenziare che le strategie della BCE hanno assicurato e preservato da ogni negativo risvolto l’andamento monetario, finanziario ed economico nell’Unione Europea ed è opportuno anche riconoscere che l’appartenenza all’Ue ha dato la giusta sicurezza ai singoli Stati membri, tenuto conto che l’attuale scenario europeo è il frutto di quella “Unione” avutasi nel 1951, tra l’Italia, la Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo con la sottoscrizione dei due Trattati di Parigi – comunità del carbone e dell’acciaio – e poi ufficialmente fondata nel 1993 con il trattato di Maastricht. Ne è stata fatta di strada da allora e da allora la vissuta storia ha portato ai risultati di cui oggi siamo partecipi.