di Nicola Orrù
Durata variabile, maggiore partecipazione e apertura agli stranieri al centro della riforma dell’istituto
Il Consiglio dei Ministri del 9 novembre ha approvato, in via preliminare, il decreto legislativo di modifica del Servizio Civile Nazionale. Storicamente identificato come uno strumento per la difesa non armata e la promozione dei valori fondativi della Repubblica, questo istituto, ora, si estende e diventa Universale.
Le novità principali riguardano le competenze attribuite al Servizio Civile Universale (Scu): attività di intervento nei settori dell’assistenza, della protezione civile e del sostegno al patrimonio ambientale, artistico, culturale e storico, oltre alla tutela dei diritti e della cultura umana.
Il decreto chiarisce i ruoli e le competenze dei soggetti che parteciperanno alla sua attuazione. Lo Stato avrà l’onere di salvaguardarne la programmazione, il controllo e la verifica; le Regioni (insieme alle Province autonome) dovranno invece garantire la loro partecipazione e collaborazione agli interventi negli ambiti di propria competenza.
Potranno partecipare tutti i giovani, compresi gli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia, dai 18 ai 29 anni (non ancora compiuti) per una durata variabile dagli 8 ai 12 mesi, in base alle loro varie esigenze.
Aumenta l’inclusività e si rafforza il senso di appartenenza all’interno della comunità europea: in tal senso, ci sarà la possibilità di effettuare tre mesi di servizio in uno dei Paesi dell’Ue.
Vengono previsti, inoltre, incentivi in favore degli enti che si impegneranno in interventi di impiego per i giovani operatori volontari con minori opportunità nel mercato del lavoro.
La riforma del Terzo Settore proseguirà ora il suo iter con l’acquisizione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti e della Conferenza Unificata.