Campagna elettorale delicata, in attesa dei programmi del nuovo governo. LabParlamento ha sentito i candidati pugliesi di Forza Italia, del Pd e del M5S
di Rita Murgese
Quando la teoria incontra la realtà lo scontro è quasi sempre inevitabile. Ecco la giusta sintesi che descrive una vertenza lunga anni, quella dell’Ilva di Taranto.
La diatriba tra Comune e Regione da una parte e Governo dall’altra per il mancato Accordo di Programma, lascia spazio, almeno per qualche ora, a un evento che i cittadini del capoluogo ionico aspettavano da lungo tempo: la copertura dei parchi minerali, che dovrebbe restituire ai residenti un po’ più di respiro, se non altro durante i giorni di forte vento.
Una notizia che il sindaco democratico di Taranto, Rinaldo Melucci, in combutta con il Presidente della Regione, Michele Emiliano, ha commentato positivamente; sebbene non abbia perso tempo a sottolineare che non gli interessa di “chi si sta affannando ad appuntarsi sul petto la medaglia, che non è un anticipo ma finalmente la partenza di lavori che erano programmati già due anni fa”.
D’altra parte, il collega di ricorsi, Emiliano, ha evidenziato la differenza tra il Pd pugliese e quello nazionale, il primo di sicuro lontano da “logiche di profitto”.
Tra commenti al veleno e rimpalli di responsabilità si inserisce la voce diplomatica della candidata democratica, già deputata Pd nella uscente legislatura, Elisa Mariano, che con LabParlamento ha commentato le ultime vicende legate al siderurgico del Meridione: “Il caso Ilva è troppo importante per essere strattonato in campagna elettorale. Da parte di tutti ci dovrebbe essere la capacità di ascoltare e collaborare con la massima serietà istituzionale, è quindi auspicabile che prosegua un confronto nel merito tra le istituzioni, affinché lavorino tutte a servizio di Taranto”.
La trattativa della fabbrica tarantina è di sicuro una delle numerose vertenze ancora aperte di quest’ultima legislatura e probabilmente toccherà aspettare la formazione del governo vincente e quindi la presentazione del programma per capire quale sarà la sua fine.
A richiedere lo stop della bagarre istituzionale sul caso Ilva è proprio la deputata di Forza Italia, candidata azzurra alla Camera, Vincenza Labriola: “E’ necessario sospendere la trattativa almeno fino alla formazione del nuovo Esecutivo perché non credo che le condizioni attuali possano sostenere una serie discussione con gli attori istituzionali coinvolti” – ha detto a LabParlamento, aggiungendo che – “E’ vero ciò che sostengono sia il sindaco Melucci che il Presidente di Regione quando affermano che i conti non tornano; alcuni documenti relativi al piano ambientale sono stati secretati e la vendita dell’impianto effettuata a porte chiuse”.
E mentre la Mariano del Pd sostiene che il suo partito “pur nella dialettica istituzionale ancora in corso, è l’unico ad avere le idee chiare sulla strada da perseguire in Ilva”, la Labriola di Forza Italia si è mostrata preoccupata per i 4.000 dipendenti che probabilmente rimarranno senza occupazione quando gli asset strategici passeranno al nuovo proprietario.
Nella discussione non poteva mancare il Movimento Cinque Stelle, che, a Taranto, sin dalla campagna elettorale per le Amministrative dello scorso giugno, si è dimostrato pronto a tracciare un seguito sia per lo stabilimento che per i lavoratori, ovviamente tenendo conto dell’aspetto sanitario. La new entry Giovanni Vianello, candidato cinquestelle alla Camera, non ha dubbi: “Una riconversione economica dell’area di Taranto, chiudendo gli enormi e obsoleti impianti industriali, da attuare attraverso un accordo di programma, finalizzato alla salvaguardia del reddito dei lavoratori con formazione e impiego nelle bonifiche” – ha detto a LabParlamento. Insomma la linea indicata dal candidato presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, in una recente intervista rilasciata per «Il Sole 24 Ore», in cui si parla addirittura di un centro di ricerche e sperimentazione di tecnologie green, affinché Taranto possa puntare su turismo e innovazione. E ancora Vianello: “Non c’è futuro per l’Ilva, impossibile da ambientalizzare o da rendere economicamente sostenibile con improbabili ‘decarbonizzazioni’, vista la sovrapproduzione nel mercato dell’acciaio che l’ha già condannata alla chiusura. E’ un ‘anti brand’ per Taranto che non fa crescere le alternative economiche”.
Sarà forse l’anima da ex pentastellata ma anche l’azzurra Labriola ha fatto riferimento all’errore di aver chiuso la Città dei Due Mari all’interno della limitante e unica visione industriale, a scapito di una “economia primaria, come ad esempio la miticoltura”, notoriamente fiore all’occhiello della cittadina pugliese.