Incoraggiante il primo consuntivo del Governo sul “Bonus”, tra sostegni all’investimento e bonus occupazionali
Tempo di bilanci e nuove linee programmatiche per il “Bonus Sud”, incentivo creato dal Governo lo scorso anno e consistente nello sgravio contributivo degli oneri previdenziali a carico delle aziende con sede nelle regioni Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Abruzzo, Molise e Sardegna, disposte ad assumere o stabilizzare giovani di età compresa tra i 16 anni e 25 anni. Per rilanciare l’occupazione nel Mezzogiorno, il Governo ha messo sul piatto 530 milioni di euro, e i primi risultati sembrano abbastanza confortanti.
L’occasione per fare il punto della situazione è stata offerta di recente in occasione dell’incontro tra Governo, Confindustria e Sindacati. Secondo l’Anpal, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, ente istituito in attuazione del c.d. Jobs Act, ad agosto si contavano 124.446 domande di decontribuzione, di cui più di 82 mila sono state accolte (+12% rispetto al mese precedente), ipotecando 356 milioni di euro di risorse disponibili. A questo ritmo, secondo le proiezioni del Ministero, si stima che il plafond si esaurirà molto presto, già entro la fine dell’anno.
Da qui la necessità di reperire ulteriori risorse finanziarie per prorogare la misura anche per il 2018. Su questo, i tecnici di Palazzo Chigi stanno lavorando con attenzione, cercando di recuperare ulteriori 500 milioni di euro, cifra da attingere dal più ampio bacino dei fondi europei (nello specifico, PON nazionali). Accanto a tale intervento, riprendendo anche le intenzioni del Ministro Padoan martedì scorso in audizione al Senato, è allo studio una misura stabile di incentivo all’occupazione giovanile da inserire nella prossima legge di bilancio, e non solo nel meridione.
Nelle previsioni dell’esecutivo, infatti, per tutti i giovani assunti dal prossimo anno – sull’intero territorio nazionale – si potrebbe ipotizzare il dimezzamento dei contributi per tre anni, sgravio che potrebbe raggiungere sino al 100% per gli under 29 residenti nelle regioni del Sud, almeno per i primi 12 mesi.
Anche in relazione agli incentivi legati al credito di imposta legati agli investimenti in impianti e macchinari il risultato appare ampiamente soddisfacente. Secondo i dati forniti dal Ministero per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, le richieste di contributi al mese di settembre ammontano a 1,1 miliardi di euro, di gran lunga superiore, non solo alle attese, ma anche all’ammontare complessivo di quanto richiesto nell’intero anno 2016, pari a 167 milioni. Anche gli investimenti medi, da parte delle aziende, risultano in netta crescita, attestandosi a 75 mila euro ciascuna.
Anche tale forma di sgravio verrà confermata per il 2018. Infatti, secondo il Ministro De Vincenti, il balzo in avanti degli incentivi fiscali sugli acquisti di beni strumentali destinati a strutture produttive è frutto di una buona politica legislativa da parte del Governo, soprattutto in esito alle correzioni approvate dal c.d. “Decreto Sud” (L. n. 18/2017), novella che ha aumentato considerevolmente la portata degli aiuti, semplificando anche la procedura attuativa.
Apprezzamento per la misura anche da parte anche dell’ISTAT che, in occasione dell’audizione al Senato sulla Nota di aggiornamento al DEF di martedì scorso ha sottolineato, per mezzo del suo Presidente Alleva, come tale iniziativa abbia contribuito alla ripresa economica del settore industriale, un rafforzamento che è stato colto dai dati di fatturato delle imprese produttrici di beni strumentali.
Nessun allarme, pare, neanche sul versante delle coperture economiche: la dotazione del “bonus macchinari”, alla luce dell’esplosione delle domande, seppur destinato ad esaurirsi già alla fine di quest’anno (il fondo vedeva impegnati 617 milioni sino al 2019), verrà presto incrementato. Il Governo ha promesso, sotto questo profilo, una dotazione aggiuntiva di risorse visto il grande appeal che la misura desta tra gli imprenditori meridionali.
Insomma, pallottoliere alla mano, i conti tornano e, almeno negli auspici di Palazzo Chigi, anche l’indice della ripresa industriale pare destinarsi a stabilizzarsi sui livelli pre-crisi, premesse che lasciano intravedere, finalmente, un primo raggio di sole dopo lunghi anni di turbolenze.