Il responsabile della Vigilanza Barbagallo ascoltato nuovamente dalla Commissione. Sotto la lente concessione dei crediti e caso Antonveneta
Prosegue il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario presieduta da Pier Ferdinando Casini che, in questi giorni, ha richiamato a relazionare nuovamente due dei principali protagonisti degli ultimi avvenimenti finanziari in questo ambito, ovvero Consob e Banca d’Italia, insieme per la terza volta nell’auletta di Palazzo San Macuto a Roma.
Dopo aver approfondito ieri il ruolo della Commissione nazionale per le società e la Borsa negli avvenimenti bancari degli ultimi tempi, stamane è stata di nuovo la volta del Capo del dipartimento della vigilanza bancaria e finanziaria di Bankitalia Carmelo Barbagallo, ascoltato dalla bicamerale di inchiesta sulla gestione complessiva delle vicende che hanno coinvolto Mps. Scade oggi, tra l’altro, il termine per la presentazione delle liste per il rinnovo del Cda dello storico istituto senese.
Obiettivo della Commissione, quello di valutare l’efficacia dell’attività di vigilanza di Via Nazionale sulle complesse circostanze che hanno coinvolto il Monte dei Paschi e la capacità dell’Istituto centrale di individuare per tempo le criticità.
Un quadro impietoso, quello tracciato da Barbagallo in riferimento all’Istituto di Rocca Salimbeni: la banca, negli ultimi anni, è risultata esposta non solo alla congiuntura avversa dei mercati finanziari, ma anche – e soprattutto – ai rischi legati al credito, amplificati dai comportamenti gravi e fraudolenti dagli organi di vertice (al momento al vaglio della magistratura). Ciò ha provocato il mancato superamento dei tre stress test da parte delle Istituzioni comunitarie nel periodo 2011-2016, a causa anche del basso rating. Questo, in estrema sintesi, il risultato delle 10 ispezioni subite da Mps in poco meno di un decennio.
Implacabili i numeri forniti da Bankitalia: Mps ha raggiunto il picco di circa 40 miliardi di crediti deteriorati, in crescita progressiva sin dal 2012, cosa che ha generato perdite per circa 26 miliardi nell’ultimo decennio, compensate solo parzialmente dai ricavi, anche questi influenzati dalla crisi di fiducia generale. Interessante anche il dato territoriale: 107 imprenditori hanno ricevuto prestiti maggiori di 25 milioni di euro, in gran parte deteriorati. Oggi, però, è stata intrapresa la via del risanamento. Il 18 ottobre è stato infatti approvato, da parte del Ministero dell’Economia, l’ultimo atto per il passaggio del controllo del Monte dei Paschi.
Sotto la luce di ingrandimento sono finiti sia i crediti erogati alle famiglie che quelli alle imprese: i primi, sovente, sono stati concessi con estrema facilità, a volte in deroga alle regole interne della banca (valutazione della sostenibilità al rimborso, tramite il rapporto rata/reddito) o per scelte commerciali discutibili (tramite la diffusione di prodotti sfavorevoli all’istituto senese, principalmente mutui con cap). Un focus specifico è stato poi posto sulla vicenda relativa all’acquisizione, da parte di Mps, del gruppo bancario Antonveneta. In questo caso, il presidente Casini ha posto degli specifici interrogativi in relazione alle due ispezioni effettuate dalla Banca d’Italia in Antonveneta (2005 e 2006), domandando se dalle stesse fossero emerse particolari criticità, e chiedendo dettagli sulle interlocuzioni tra Bankitalia e Consob.
La situazione del gruppo Antonveneta, per gli ispettori di Palazzo Koch, non è mai apparsa solida. Dopo i controlli, numerose sono state le prescrizioni di Via Nazionale con un giudizio finale negativo. Gli ispettori hanno riscontrato, infatti, un clima aziendale conflittuale e, soprattutto, un’erosione progressiva delle quote di mercato, cosa che ha condotto presto a una redditività debole. Accanto a ciò, l’indubbia qualità dei crediti posseduta dall’istituto veneto, deteriorati per una quota del 15% (all’epoca, al di sopra del doppio della media). In merito alle comunicazioni tra Bankitalia e Consob, nell’aprile del 2008 è stata inviata un’apposita informativa contenente tutte le prescrizioni che Palazzo Koch aveva posto a carico di Mps, al fine di consolidare la governance e i presidi interni dell’istituto senese a valle dell’acquisizione di Antonveneta.
Copiosa la documentazione rimessa da Barbagallo alla Commissione d’inchiesta sulle banche, in parte secretata. Al termine della relazione del Direttore della vigilanza la discussione si è concentrata, più che sulla sostanza, sulla forma, ovvero sulla possibilità di prendere visione, in maniera trasparente, dei documenti depositati.
Si attende nel pomeriggio l’evoluzione del dibattito che, sulla scorta della prima relazione dei vertici di Via Nazionale, pare preannunciarsi ricco e incandescente.