Giochi finanziari per sovrastimare il capitale, troppi crediti deteriorati e una quota eccessiva di titoli di stato. Parla il dg Angelo Apponi
Angelo Apponi, direttore generale Consob, è stato di nuovo protagonista questa mattina dell’audizione di fronte alla Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Argomento, il Monte dei Paschi di Siena e le vicende che hanno portato, a partire del lontano 2007, fino alla ricapitalizzazione guidata dallo Stato nel luglio di quest’anno.
Di seguito si riporta una breve sintesi della ricostruzione di Apponi, il quale ha affrontato innanzitutto la cosiddetta “scalata Antonveneta”, banca per la quale MPS siglò un accordo di acquisto con Santander per 9 miliardi di euro nel 2007.
Bankitalia nel 2008 approvò l’operazione ma solo se accompagnata da un rafforzamento di capitale dell’istituto senese. Consob, contemporaneamente, segnalava tutti i profili di rischio dell’operazione, includendo una stima complessiva dell’acquisizione di Antonveneta che superava i 10 miliardi.
Il management, allora, preparò un piano che prevedeva l’aumento del capitale da parte degli azionisti per 5 miliardi, la vendita di azioni per 1 miliardo, la vendita di obbligazioni subordinate per 2 miliardi e un finanziamento ponte di 1,95 miliardi attraverso la cessione di asset non strategici.
In questo pacchetto, particolare attenzione va riservata alle obbligazioni subordinate: 1 miliardo di queste infatti (chiamate “flash”) sarebbero state al centro di un complesso gioco finanziario al quale parteciparono JP Morgan e Bank of New York in veste di intermediari, per cui MPS le contabilizzava come patrimonio mentre in realtà per la forma delle obbligazioni questo non era possibile. Bankitalia intervenne contro questa fattispecie, fu siglata una revisione ma successivamente MPS e JP Morgan arrivano ad un accordo nascosto che restaurava il contratto precedente.
Questo meccanismo è stato fondamentale perché solo con quel miliardo di euro MPS avrebbe avuto capitale sufficiente per essere sopra il requisito prudenziale dell’8% necessario all’acquisizione di Antonveneta. Oltre a ciò, anche la Fondazione MPS, la quale aveva sottoscritto già per il 58% l’aumento di capitale della banca, avrebbe acquisito parte di queste obbligazioni flash senza darne informazione pubblica.
Dunque ci sarebbe stato un occultamento prolungato e doloso di informazioni, che gli organi di vigilanza, in collaborazione con le procure di Siena e Milano e con la Guardia di Finanza, hanno impiegato molto tempo a scoprire. Una volta accertati i fatti, la Consob ha erogato sanzioni a esponenti aziendali per 3,15 milioni di euro.
Se i problemi di MPS iniziano in questa fase, con il prolungarsi della crisi finanziaria ed economica le debolezze vengono a galla, e i vari manager arrivati successivamente non riescono a farvi fronte. In particolare, nel 2012 la banca risulta esposta in Titoli di Stato italiani per 25,9 miliardi rispetto ai 4,1 miliardi di soli 4 anni prima. Il peso dei Titoli di Stato in MPS arriva al 210%, molto più alto rispetto alla media delle altre banche pari al 132%.
I crediti deteriorati invece, smaltiti quasi completamente solo nel 2017, erano arrivati oltre i 28 miliardi a fine 2016, con un rapporto fra NPL e capitale al 34,5% già nel 2015, il doppio della media del sistema bancario.
Consob dunque, come in precedenza Bankitalia, porta avanti la tesi del corretto comportamento degli organi di vigilanza e di un management bancario, se non poco esperto come nei casi delle banche venete, autore talvolta di comportamenti dolosi, come l’occultamento di informazioni di primaria importanza all’interno delle stesse strategie aziendali.
Il risultato è stato, nel luglio del 2017, l’acquisizione da parte dello Stato del 52% del capitale della banca, che dovrà tornare al privato una volta messo in sicurezza l’istituto, entro il 2021.