I ministri Padoan, Calenda, Fedeli e Poletti presentano alla Camera risultati e nuove linee guida dell’operazione
di LabParlamento
“La strategia cambia nome rispetto a poco tempo fa perché si vuole non solo un’estensione più ampia (servizi oltre alla manifattura) ma anche dare conto degli elementi più importanti” delle misure realizzate e di quelle che si aggiungono. Così il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, alla presentazione – oggi alla Camera – dei dati sul Piano nazionale Industria 4.0 , seguita alla cabina di regia con il ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, e quelli dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e del Lavoro, Giuliano Poletti.
Padoan, ha ricordato il lavoro del governo in questi cinque anni: “Abbiamo preso il paese dove stava, 4-5 anni fa, e lo abbiamo portato molto più avanti per consegnarlo alla prossima legislatura con condizioni migliori e questo grazie ad un insieme di politiche. Non c’è spazio tuttavia per sentirsi ancora soddisfatti”. Per il titolare dell’Economia “dove c’è un miglioramento più intenso è sul lato dell’occupazione, la produzione industriale è in ritardo rispetto al fatturato, gli spazi di miglioramento ci sono, e questo è incoraggiante”.
“Oggi il piano si chiama Impresa 4.0 e non più Industria 4.0, questo e’ un lavoro di squadra, noi abbiamo cercato di essere più quantitativi possibile”, ha spiegato dal canto suo il ministro Calenda intervenendo al convegno. “Questo e’ il secondo capitolo che si va aprendo, dove saranno protagoniste competenze e lavoro”, ha aggiunto. “Da gennaio a giugno abbiamo avuto un andamento di ordinativi che segna un +9%, dato in linea con gli obiettivi dei primi mesi dell’anno, con un abbattimento fortissimo delle scorte, che per molti anni erano state ferme, gli strumenti stanno funzionando”. Anche se non ci sono solo segni più: “Non stiamo andando bene sul venture capital, una crescita troppo bassa e poi c’è il capitolo Mezzogiorno“, dice ancora. Il Sud usa molto meno gli incentivi di quanto lo faccia il Nord. In ogni caso,” il piano era conosciuto poco, oggi non c’è un imprenditore manifatturiero che non sa cosa sia, e questo grazie al lavoro di squadra fatto anche con il mondo delle imprese”, sottolinea il ministro. Adesso parte il lavoro più complicato: “Lavorare su competenza e lavoro, questo sarà al centro del 2018, dopo tanti anni abbiamo fatto un piano di politica industriale moderna”, conclude Calenda.
All’incontro anche la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. “La sfida non è semplice – ha spiegato -, oggi presentiamo davvero un pezzo che è sistema paese, dobbiamo riallineare competenze e formazione con le innovazioni del sistema delle imprese. Stiamo costruendo concretamente una società e un’economia della conoscenza, e dobbiamo partire dal più grande divario che abbiamo: il digitale, questo divario della digitalizzazione e’ uno dei gap più importanti che dobbiamo superare ma pone anche il tema dei contenuti che dobbiamo introdurvi”.
Giuliano Poletti ha ricordato infine che “il lavoro che cambia è la sfida che abbiamo davanti, il futuro sarà in ragione alle decisioni che prenderemo, non sarà la macchina a decidere quale sarà l’esito della sfida, abbiamo bisogno di gestire una grande transizione che durerà nel tempo, per fare questo sforzo il ministero del Lavoro insieme al Miur e al Mise hanno attivato una sede di lavoro su questo tema“.