La crisi economica scaturita dalla guerra in Ucraina ha stretto in una morsa i consumi, con i prezzi delle materie prime schizzate a livelli record.
A febbraio, per l’ottavo mese consecutivo, l’inflazione accelera, raggiungendo un livello (+5,7%) che non si registrava da novembre 1995. Sono i prezzi dei Beni energetici non regolamentati a spingere in alto la crescita, seguendo la fiammata di gennaio degli energetici regolamentati (insieme, le due componenti spiegano due terzi della variazione tendenziale dell’indice NIC).
Intanto, le tensioni inflazionistiche si propagano, in particolare ai Beni alimentari, i cui prezzi accelerano di oltre un punto, trascinando oltre il 4% anche la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”. L’inflazione della componente di fondo (al netto di energetici e alimentari freschi) sale, portandosi a +1,7%.
A febbraio l’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente ai prezzi delle divisioni di spesa che includono i prodotti energetici, ossia abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +22,7% di gennaio a +27,4%) e Trasporti (da +7,8% a +9,0%).
Accelerano, sebbene in misura minore, anche i prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +3,6% a +4,8%), quelli dei Mobili, articoli e servizi per la casa (da +2,4% a +3,0%), mentre registrano una flessione meno ampia quelli delle Comunicazioni (da -4,1% a -3,5%). Rallentano, seppur in misura contenuta, i prezzi dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +4,3% a +4,0%).
In termini di contributi, l’inflazione è quindi dovuta principalmente ai prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+2,903 punti percentuali) e, in misura minore, dei Trasporti (+1,170) e dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+0,915). I contributi negativi vengono dai prezzi delle Comunicazioni (-0,099) e dell’Istruzione (-0,005).