Marche e Abruzzo sono le regioni italiane con il maggiore tasso di sviluppo in termini di innovazione nel periodo 2016-2023. L’importanza delle regioni e degli enti locali emerge dal “Regional Innovation Scoreboard 2023” illustrato dalla Commissione europea il 28 settembre 2023 a Bruxelles, in occasione del seminario organizzato dal Comitato europeo delle Regioni sull’attuazione della “nuova agenda europea per l’innovazione”.
Si tratta della comunicazione adottata dalla Commissione europea il 5 luglio 2022, di cui è stato relatore CESE il Prof. Maurizio Mensi (membro in rappresentanza di CIU-Unionquadri), con il parere INT/996 del 14 dicembre 2022.
L’evento è stato organizzato nell’ambito della piattaforma KEP 2.0 (Knowledge Exchange Platform), forum per il dialogo con le regioni e le città europee su questioni relative alla ricerca e all’innovazione. La stretta correlazione tra performance economica e innovazione è ben nota. Ricerca e innovazione servono a migliorare competitività ed efficienza del sistema economico, oltre a svolgere un ruolo cruciale per la transizione verde e digitale.
Nel seminario politici ed esperti si sono confrontati sulle varie iniziative ed esperienze in tema di politiche pubbliche relative all’attuazione della nuova agenda europea per l’innovazione, che ha delineato la strategia per rafforzare la leadership dell’Europa nell’innovazione high-tech e consentirle di affrontare le sfide sociali più urgenti e delicate.
Rilevante è in particolare una delle cinque iniziative faro previste, dedicata alla RIV (Regional Innovation Valleys), volta a coinvolgere 100 regioni e città che si impegnano a coordinare investimenti e politiche in ricerca e innovazione, così da creare una comunità di enti interconnessi per cooperare in base alle specifiche strategie ed esigenze.
Nel suo intervento Mensi, che è stato da poco designato dal CESE come Osservatore in seno all’FRAG(Innovation Friendly Regulations Advisory Group), gruppo tecnico consultivo della Commissione europea, ha evidenziato il ruolo dell’ecosistema dell’innovazione ai fini dell’autonomia strategica e dell’indipendenza tecnologica UE, soffermandosi in particolare sull’ecosistema dell’innovazione dell’Italia, che in base agli indicatori UE fa parte dei paesi “moderatamente innovatori”, sottolineando il ruolo rilevante delle regioni.
L’Italia ha un panorama diversificato di ecosistemi dell’innovazione, con varie città e regioni che ospitano cluster e hub che sostengono la creazione e lo sviluppo di nuove imprese. Se la classifica di quelle più innovative vede in testa Emilia Romagna, Trentino e Friuli, si segnalano anche Umbria, Veneto, Lazio e Lombardia, con una posizione di rilievo per Marche e Abruzzo, che si collocano fra le 5 regioni europee con il maggiore tasso di crescita fra il 2016 e il 2023.
Per migliorare l’ecosistema dell’innovazione, Mensi ha evidenziato l’importanza di far leva sui punti di forza del Paese, quali il ricco patrimonio culturale e storico di cui dispone, la solida base industriale, la posizione geografica strategica nel Mediterraneo, un sistema di startup in crescita, la presenza di istituti di istruzione e ricerca di alta qualità.
Fra tutto emerge altresì il ruolo decisivo, per il sostegno ai progetti di R&S, di una regolazione adeguata, oltre a formazione e cultura di base, elementi indispensabili per creare un terreno fertile per ricerca e innovazione. La stessa nuova agenda europea” sottolinea la rilevanza di tali aspetti.
Ma la strada – come ricorda l’OCSE nei suoi rapporti periodici sulla qualità della regolamentazione – non è quella di intervenire automaticamente con nuove regole, perché ogni norma comporta un costo, sia per chi la elabora e per chi deve applicarla. Per questo raccomanda grande cautela. Ciò che serve è aggiornare il quadro normativo esistente, da ridurre al minimo e aggiornare costantemente.
Come rileva la Dott.ssa Gabriella Ancora, Presidente di CIU-Unionquadri, Confederazione presente al CNEL e al CESE, “occorre semplificare e accelerare le procedure amministrative relative ai progetti di ricerca e sviluppo, migliorare l’accesso ai finanziamenti attraverso meccanismi quali sovvenzioni, prestiti e investimenti in capitale di rischio, creare uno sportello unico per le start-up che possa indirizzare le aziende e avviarle verso i finanziamenti disponibili. È poi fondamentale ovviare alla disponibilità limitata di talenti qualificati e alla carenza di professionisti esperti puntando sulla formazione e sulle competenze. Tutto ciò a beneficio di imprese e qualità del lavoro”.
Essenziale al riguardo predisporre uno “stress test” sull’innovazione da applicare ad ogni nuova normativa. Si tratterebbe di uno strumento atto a valutarne il potenziale impatto sull’innovazione e ridurre al minimo gli effetti negativi. A tal fine, su richiesta della futura presidenza belga del Consiglio, è stato insediato da qualche giorno al CESE un gruppo di studio, presieduto dal Prof. Mensi, con l’obiettivo di elaborare tale “toolbox”, manuale operativo di cui la Commissione europea possa servirsi per integrare la valutazione di impatto su ogni nuova legislazione con una verifica di sostenibilità anche dal punto di vista di innovazione e competitività.
Tale strumento potrebbe essere poi essere utilizzato anche dagli Stati membri, a livello centrale, locale e regionale per consentire una verifica preliminare di ogni normativa in fieri, affinché sia non solo giuridicamente accurata ma anche “innovation frendly”.