Lo Stato italiano ha distribuito ben 16,2 miliardi di euro di sussidi che comportano danni all’ambiente, contro 15,7 favorevoli
Di LabParlamento
Sembra quasi incredibile ma lo Stato italiano ha distribuito ben 16,2 miliardi di euro di sussidi che comportano danni all’ambiente, contro 15,7 favorevoli. Questo quanto emerge dalla pubblicazione dello scorso maggio dell’UVI, l’Ufficio Valutazione Impatto del Senato, disponibile sia in versione integrale che come Focus. Si tratta di un’analisi dei dati contenuti nel primo “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli 2016”, diffuso nel febbraio 2017, che è stato redatto, ai sensi della Legge n. 221 del 2015, dalla Direzione Generale per lo Sviluppo sostenibile del Ministero dell’ambiente con l’assistenza tecnica della Sogesid.
Il Catalogo analizza sussidi rilevanti da un punto di vista ambientale per un valore di circa 41 miliardi di euro nel 2016, declinati per settore (energia, trasporti, agricoltura, beni che godono di IVA agevolata) e per tipologia (sussidi diretti, tra cui gli incentivi, da un lato e “spese fiscali” tra cui agevolazioni fiscali, rimborsi, riduzioni dell’imposta dall’altro).
Ne risulta che il 97% dei sussidi dannosi stimati sono distribuiti dallo Stato sotto forma di “sconti fiscali”, mentre il 92% dei sussidi favorevoli sono assegnati in forma diretta. Inoltre, il settore energetico vanta la maggior parte dei sussidi sia dannosi che favorevoli per l’ambiente. Infatti, dei 16,2 miliardi di euro di sussidi ambientamento dannosi il 72% è andato a vantaggio del settore energetico, dove il sussidio più oneroso è rappresentato dalla differenza dell’accisa sul gasolio più bassa rispetto a quella sulla benzina, per un mancato gettito di ben 5 miliardi di euro. E dei 15,7 milioni di euro di sussidi ambientalmente favorevoli, il 78% è stato destinato all’incentivazione delle fonti elettriche rinnovabili.
La seconda edizione del Catalogo è attesa entro luglio ed andrà ad aggiornare ed ampliare il campione di dati ad oggi analizzati. Al di là dei futuri sviluppi, l’analisi diffusa dall’UVI già individua i sussidi ambientali dannosi che, quindi, dovrebbero essere rimossi, magari all’interno di una riforma complessiva della fiscalità generale, secondo il principio “chi inquina paga”.