Serve un programma politico ispirato agli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Dibattito a più voci ieri, a Roma
di LabParlamento
Si è parlato di nuovi modelli di sviluppo, ieri, nella terrazza PD organizzata da Simona Bonafè, eurodeputata del Pd nel gruppo Socialisti e Democratici e dal senatore Mauro Del Barba membro della Commissione Bilancio di Palazzo Madama. Ospiti l’ex presidente dell’ISTAT ed ex ministro del lavoro e delle politiche sociali del governo Letta, il prof. Enrico Giovannini portavoce dell’ASVIS, la più grande rete della società civile italiana e Antonio Calabrò vice presidente di Assolombarda e Consigliere delegato della Fondazione Pirelli.
La parola sostenibilità è al centro di un nuovo paradigma “sostenibilità economica e sociale non solo ambientale” così la Bonafè ha inquadrato due anni e mezzo di iter del pacchetto sull’economia circolare di cui è relatrice a Bruxelles e sui nuovi modelli di sviluppo e di consumo, l’Europa è chiamata ad una sfida senza precedenti all’interno dei 17 obiettivi dell’agenda 2030 dell’ONU.
“Si deve uscire da un modello di consumo lineare” e grazie all’innovazione tecnologica “entrare in un concetto circolare dell’economia” dove risparmiare materie prime significa anche aumentare la competitività delle imprese ha ribadito la Bonafè.
Il nuovo rapporto della Sostenibilità elaborato dall’ASVIS commentato dal prof. Giovannini mette in luce due elementi: “il soffitto della disponibilità delle risorse” che richiederebbe la disponibilità di 2-3 volte quanto oggi disponibile sulla Terra, e “ il pavimento dell’insostenibilità sociale” dovuto al fallimento del modello di sviluppo basato sulle istanze quantitative delle popolazioni con potenziali collassi dei sistemi istituzionali come attualmente evidente in intere aree geografiche di Paesi in attesa di sviluppo.
Dei 169 target al 2030, ben 22 sono traguardati al 2020 tra cui quello di ridurre in modo drastico il numero dei 2 milioni di giovani “Neet” che non studiano e non lavorano presenti nel nostro Paese.
Alla domanda di Giovannini se “si possano trasformare anche in Italia 169 target in un programma politico a breve e a lungo termine” la risposta è nella principale raccomandazione ASVIS per la prossima legislatura ovvero quella di “una legislatura dello sviluppo sostenibile altrimenti sarà impossibile realizzare quello su cui ci siamo impegnati in sede internazionale” . La proposta dirompente è quella di rimettere mano alla prima parte della Costituzione italiana come hanno fatto altri paesi europei per introdurre il principio dello sviluppo sostenibile; “quante leggi sarebbero oggi incostituzionali se fosse stato vigente questo principio in Costituzione? Non avremmo scaricato sui giovani tutta una serie di problemi a cui oggi siamo chiamati a dare istanza urgente” conclude Giovannini. “Le simulazioni fatte da ASVIS su modelli macroeconomici al 2030 nel rapporto dimostrano che l’Italia perderà posizioni in uno scenario “business as usual” se non verranno affrontati tutti i “trade off” in una logica unitaria organica“
Del bisogno di coraggio della complessità ha parlato Mauro del Barba: “Non ci sono soluzioni facili a problemi complessi”. Da un suo progetto di legge (n. 1882, del 17 aprile 2015, recante “Disposizioni per la diffusione di società che perseguono il duplice scopo di lucro e di beneficio comune” ndr) è nata la figura della “Società Benefit” che ha trovato poi una collocazione definitiva nella Legge di stabilità 2016. L’Italia è stata così la prima in Europa ad introdurre nel suo ordinamento questa figura giuridica che permette a nuove imprese e imprenditori di diventare protagonisti della sostenibilità.
Il ruolo della recente crisi e dei dilemmi etici posti alla comunità economico –finanziaria è stato il passaggio di Antonio Calabrò sull’operazione di nuova legittimazione dei modelli delle imprese e dei mercati. La crisi ha incrinato una delle strutture più delicate del sistema ovvero la “fiducia”, “l’impresa non fa profitto di lungo periodo se non ha una relazione di fiducia con il suo contesto economico.” Nel libro di Mauro Magatti citato da Calabrò c’è il cambio di paradigma sulla rigenerazione della fiducia. Sul tema ottimismo/pessimismo Calabrò sostiene che “Se dovessimo dare retta al racconto pubblico di questo ns Paese saremmo già falliti”. Se una straordinaria Milano cresce al 3,9%, ha la responsabilità di farsi carico dello sviluppo e delle diseguaglianze sociali e ambientali del nostro Paese “altrimenti anche lo sviluppo di Milano è destinato a non avere futuro”, ha concluso Calabrò.