Un gruppo bipartisan di procuratori generali di diversi stati americani hanno acceso i riflettori su Meta, la nuova società precedentemente nota come Facebook. Al centro delle indagini la presunta consapevolezza (e conseguente omissione) degli effetti deleteri sulla salute mentale dei giovanissimi di Instagram, la celebre applicazione di foto, video e storie di proprietà di Mark Zuckerberg.
Secondo i magistrati a stelle e strisce, Facebook era perfettamente a conoscenza dei danni psichici ed emotivi causati dal social, ma ha sfruttato tali debolezze per profitto.
Tra gli stati che hanno deciso di vederci chiaro si contano California, Florida, Kentucky, Massachusetts, Minnesota, Nebraska, New Jersey, New York, Oregon, Tennessee e Vermont, oltre al Distretto di Columbia.
Come dato conto da LabParlamento il mese scorso, dalle inchieste del Wall Street Journal emergerebbe l’esistenza di uno studio, commissionato proprio da Facebook, sul possibile danno cerebrale provocato da Instagram nelle fasce più vulnerabili per sesso e per età. Secondo tale carteggio, ad esserne più colpite sarebbero le ragazze teenager. In questi giovani soggetti, secondo lo studio custodito nel quartier generale di Menlo Park e portato alla luce dal quotidiano della Grande Mela, Instagram sarebbe in grado di provocare “problemi connessi al proprio aspetto fisico in una adolescente su tre”.
I continui confronti visivi su Instagram, infatti, possono cambiare il modo in cui le ragazzine si vedono e descrivono, in genere poco attraenti rispetto a giovani modelle e influencer che appaiono sugli schermi dei loro smartphone. Non solo. Anche la continua esposizione al social network accrescerebbe sensazioni di inadeguatezza, inferiorità e disordini alimentari, aumentando sensibilmente il livello di ansia e depressione nelle adolescenti, che tenderebbero sempre a percepirsi come perdenti in una continua comparazione sociale con gli altri utenti.
Maura Healey, procuratrice generale del Massachusetts (e uno dei principali protagonisti dell’indagine) ha affermato che il principale capo di accusa riguarda la possibile violazione delle leggi statali sulla protezione dei consumatori: “Facebook, ora Meta, non è riuscita a proteggere i giovani sulle sue piattaforme, e ha scelto di ignorare o, in alcuni casi, incentivare le manipolazioni note, tutte cose che rappresentano una vera minaccia per la salute fisica e mentale” ha dichiarato la stessa procuratrice al WSJ.
Doug Peterson, il procuratore generale del Nebraska, ha affermato che gli stati esamineranno “le tecniche utilizzate da Meta per aumentare la frequenza e la durata del coinvolgimento dei giovani utenti e i danni risultanti causati da un coinvolgimento così esteso“.
“Quando le piattaforme di social media trattano i nostri figli come semplici prodotti da manipolare per un maggiore coinvolgimento del tempo sullo schermo e l’estrazione dei dati, diventa imperativo per i procuratori generali dello stato avviare delle indagini in base alle nostre leggi sulla protezione dei consumatori“, ha rilanciato Peterson utilizzando Twitter, forse perché tale social è ritenuto più affidabile. Sino naturalmente alla prossima inchiesta.