Scende in campo la Commissione europea per normare il mondo della finanza online. Bruxelles istituisce il primo gruppo di esperti che dovrà scrivere le nuove linee guida per portare ordine in un mercato già preda di robot trasformati in colletti bianchi
Frenare l’invasione dei giganti di Internet nel mondo della finanza è la priorità delle banche, regolarne l’ingresso così da essere ordinato e pro-concorrenziale, invece, è la preoccupazione dell’Unione europea.
Tutto pronto, ormai, per il debutto delle principali piattaforme web nel mondo del credito, grazie alla possibilità offerta loro dalla Direttiva 2015/2366 relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno (c.d. «PSD2», Payment Services Directive). Grazie a tale provvedimento, già recepito nell’ordinamento nazionale lo scorso anno, tutte web-society potranno chiedere (e ottenere) l’accesso al conto corrente dei loro utenti, senza che le banche tradizionali potranno fare nulla per impedirlo, mettendosi così supinamente al servizio delle piattaforme digitali senza, di contro, ricavarci nulla.
La cosa ha provocato un certo nervosismo nel mondo bancario ma, allo stesso tempo, ha aperto la strada alla diversificazione dei servizi sin ora offerti di mostri sacri di Internet: accanto ai tradizionali business è iniziata la corsa ad abbracciare tutte le potenzialità del «fintech», ovvero l’insieme delle prestazioni economico-finanziarie digitali.
Google (con Google Pay), Facebook (con un sistema di scambio di denaro tra gli utenti di Messanger) e Apple (tramite la creazione del borsellino elettronico Apple Pay), oltre al recente caso di PayPal, hanno già virtualizzato il denaro e iniziato a percorrere la strada del credito, ma il futuro si chiama robo-advisory e blockchain: sono questi, infatti, i due temi caldi a cui stanno lavorando i banchieri 2.0. e che ancora rimangono del tutto prive di regole.
La robotizzazione della consulenza, in particolare, grazie allo sfruttamento dei big data, vedrà tramontare la figura dell’operatore finanziario a favore dell’intelligenza artificiale. Gli investimenti futuri verranno consigliati e gestiti da un automa, sulla scorta di calcoli oggettivi che (almeno in teoria) elimineranno ogni tipo di errore umano. Addio, dunque, ad operatori pronti a tutto pur di piazzare un prodotto di investimento, magari “tossico” (ma incentivato da ricche provvigioni offerte dalla banca). Ma non mancano i rischi, a cui ancora il diritto deve trovare delle risposte: se l’investimento proposto dall’algoritmo si dovesse rivelare sbagliato, di chi sarebbe la colpa? Non della banca di certo, visto che essa non ha nessun controllo sul robot, essendo la macchina governata dall’intelligenza artificiale e, di conseguenza, non può essere ritenuta colpevole di alcunché. Rimane l’algoritmo (lo sbaglio è di chi l’ha programmato oppure di chi l’ha commercializzato?), ma come si fa ad attribuire una responsabilità specifica ad un codice automatico? Addio, dunque, risarcimenti?
E poi c’è il cliente, spesso tenuto poco in considerazione: se l’algoritmo utilizzato per regolare il flusso di prestiti dovesse rifiutargli la concessione di un mutuo o l’emissione di una carta di credito, sarebbe previsto un meccanismo di “appello” oppure, vista la regola dell’infallibilità dell’ “algoritmo docet” porte chiuse ad ogni possibile riesame della pratica?
Queste ed altre domande introducono il tema delle regole, ambito molto caro alla Commissione UE che, a tal proposito, ha da poco tempo riunito un gruppo di esperti (Rofieg, expert group on Regulatory obstacles to financial innovation) con il compito di assistere la Commissione stessa nella preparazione di proposte legislative e iniziative politiche nell’ambito della regolamentazione finanziaria nei prossimi mesi.
Il gruppo assisterà la direzione della Stabilità finanziaria e dei mercati dei capitali (c.d. DG FISMA) fornendo competenze di alto livello nella legislazione sui servizi finanziari dell’UE, valutando nel contempo gli attuali ostacoli normativi derivanti dalle regole attuali nel campo dei servizi finanziari dell’Unione, con un occhio al futuro e alle potenziali sfide normative che l’implementazione delle nuove tecnologie comporterà.
A questo punto tutti si chiedono se il Gruppo di esperti sarà in grado di tirare fuori un coniglio (non robotizzato, ma magari in carne ed ossa) da un cilindro che, sul web, sembra essere sempre più stretto.