In Italia vincono i servizi di messaggistica, M5S per una rete aperta. Sanzionare le PA inadempienti, la proposta del Commissario Piacentini
Di Federica Fabiani
“L’insostenibile leggerezza dell’essere digitale”, questo il titolo del quarto rapporto Agi-Censis, presentato oggi alla Camera dei deputati.Presenti al panel sull’agenda tech del Governo del cambiamento, tra gli altri, il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, il Ministro per la Pubblica Amministrazione avv. Giulia Bongiorno, il Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Diego Piacentini e alcuni parlamentari dell’intergruppo sull’innovazione tra cui l’On. Antonio Palmieri (FI).
Dai dati presentati dal Segretario Generale di Censis, Giorgio De Rita, emergono varie questioni che dovrebbero portare il legislatore a riflettere maggiormente sui temi legati al mondo di Internet e dell’inarrestabile innovazione tecnologica. Moltissimi i temi interessati da Internet e dalla digitalizzazione, da lavoro, all’informazione, alla scuola e la PA.
I dati: uso e fiducia
Ben il 76,8% degli utenti sarebbe favorevole all’introduzione dell’obbligo di fornire un documento di identità all’atto di iscriversi a un social network. In particolare, il 33,2% di questi vorrebbe la verifica sull’identità per evitare profili anonimi, il 28,7% per far sì che gli utenti possano rispondano direttamente dei loro comportamenti in rete, e il 14,9% per controllare l’età minima di iscrizione alle piattaforme. Solo il 10,8% ritiene che in rete si dovrebbe essere liberi anche di creare un profilo anonimo.
Per quanto riguarda invece l’uso (o abuso per certi versi) di Internet, secondo i dati raccolti, il 73,4% degli utenti internet fa un uso continuativo dei servizi di messaggistica istantanea durante il corso della giornata (Whatsapp e Facebook Messenger, la cui forza come dimostrano i dati risiede nella gratuità del servizio, sono i principali riferimenti), il 64,8% scambia mail e il 61% sta sui social. Dei 6 profili degli “utenti internet tipo” in Italia: oltre ad un 51,1% di “internauti standard” che usano assiduamente tutti i servizi internet, il 14,3% sono dipendenti dai social, e nel 10,7% dei casi sono iperconnessi. Con un 11,7% che vive con ansia l’eventuale impossibilità di connettersi.
A ribadire il concetto di “dipendenza”, il fatto che il 61% degli italiani – soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni – usi lo smartphone a letto, e il 34% ne faccia uso a tavola (tra i giovani quest’ultimo dato raggiunge quasi il 50%); il 77% degli internauti italiani si collega a Internet anche la sera tardi prima di dormire, mentre ben il 63% accede ai social poco dopo il risveglio. Emergono anche trend rischiosi sull’uso del telefono alla guida, che il 14% degli italiani ammette di fare, nella consapevolezza di violare la legge.
In merito poi alla questione della fiducia, specie in termini di gestione dei dati personali, risulta che il 69,6% degli italiani non si fida dei social, e il 60,5% dei motori di ricerca. Si salvano, in questo panorama, le piattaforme di e-commerce (quali Amazon o Ebay), e le aziende pubbliche che operano nell’ambito dei servizi (energia, rifiuti, mobilità), si tratta di 3 persone su 5. Alta la fiducia anche verso enti pubblici come Inps, Inail e Agenzia delle entrate (76,6%).
In seguito al caso Facebook-Cambridge Analytica, solo il 48,4% degli utenti è intervenuto per modificare i propri comportamenti e le condizioni della privacy, così come solo il 40% degli internauti ritiene che l’implementazione del GDPR sia da ritenersi fondamentale.
I politici
Sia il Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, sia il Presidente della Camera, Roberto Fico, hanno fatto leva sull’importanza di una rete aperta a favore della collettività, riconoscendo, tuttavia, che siano necessari più educazione e cultura per farne un utilizzo maggiormente consapevole. Di Maio, in particolare, ha fatto riferimenti alla proposta della Commissione europea sull’istituzione di una “Link Tax”che equivarrebbe ad “bavaglio alla libertà di espressione in rete”, diversamente, Fico ha invitato a riconoscere il ruolo che la rete può avere nell’avvicinare i cittadini alle istituzioni.“La rete può far capire a tutti che la politica è vicina: agevolando la condivisione di idee, progetti e processi decisionali. Quando parliamo dei rischi del web, che certamente ci sono, ricordiamoci allo stesso tempo delle opportunità enormi cui andiamo incontro. Facciamolo con entusiasmo, responsabilità e capacità di guardare al futuro”, questo l’invito del Presidente Fico all’Internet Day a Montecitorio.
Tra le proposte avanzate dal vicepremier Di Maio anche la fruizione di mezz’ora di accesso ad Internet gratuito per tutti.
In merito poi alla digitalizzazionedello Stato, invece, il Ministro della PA Bongiornoci ha tenuto a spiegare che il suo ruolo non sarà quello di “portare avanti una riforma” con il suo nome, bensì di “accompagnare il processo di digitalizzazione” della macchina pubblica seguendo tre linee guida, “prima di tutto dovrebbe essere una digitalizzazione ragionevole, inclusiva e credibile”, tenendo conto di realtà “diversissime tra loro come la città superveloce come Trento e il paese sul cucuzzolo sperduto sulla montagna”.
Dalle fila dei parlamentari si leva poi la voce dell’On. Antonio Palmieri(responsabile campagne elettorali e web di Forza Italia), oltre a voler mettere fine “all’utopismo digitale che pensava ad Internet come alla continuazione del 68”, invita a sfruttare l’occasione costituita dall’intergruppo parlamentare per l’innovazione, come un luogo aperto dove i parlamentari non si occupano di “politics ma di policies”.
I tecnici
A proposito degli stati generali della digitalizzazione della PA, si è espresso anche il Commissario straordinario per l’attuazione dell’agenda digitale, Diego Piacentini, secondo il quale il primo problema è “la mancanza di competenze e non di fondi per la digitalizzazione della PA”. Piacentini ha anche colto l’occasione per promuovere il lavoro che il Team Digitale italiano sta portando avanti (es. la creazione di piattaforme e servizi), avanzando la proposta di sanzionare le PA che nel 2019 siano inadempienti rispetto ai programmi da implementare.Il tutto, comunque, nel segno dell’ottimismo, poiché stando alle dichiarazioni del Commissario, nel giro di un paio di anni secondo lui “la dichiarazione dei redditi potrà essere fatta su una app”.
Le imprese
Per quanto riguarda le imprese, da sottolineare le parole di Elio Catania (Confindustria digitale) che se le deleghe dovessero essere affidate effettivamente a Di Maio, come sembra, spera che “abbia tempo e possibilità di seguire i temi dello sviluppo del digitale in Italia”. Per quanto riguarda la Web tax, ha poi aggiunto che “le iniziative nazionali al momento possano essere solo controproducenti. Quello che servirebbe è intervenire a livello europeo, comunque internazionale”.