In questi due anni di emergenza sanitaria ci sono pochi settori che hanno visto azzerare il fatturato a causa di restrizioni, spesso incomprensibili e ai limiti dell’incostituzionalità, che hanno consentito eventi pubblici all’aperto, come le gare di calcio, negandone altri in maniera totalmente arbitraria. Stiamo parlando del settore della pirotecnia, “una vera arte di cultura e tradizione che sta scomparendo a causa della crisi”, come ci spiega Nobile Viviano, presidente di Asspi, Associazione Pirotecnica Italiana, settore che raccoglie oltre 2mila aziende e diecimila lavoratori.
Presidente Viviano, per il secondo anno consecutivo ci apprestiamo a vivere un Natale senza feste in piazza. Come state vivendo questa situazione?
In modo estremamente drammatico, ancor più dell’anno scorso, in quanto l’annullamento degli spettacoli è arrivato quando il lavoro era già tutto pronto ed organizzato, quindi, il danno economico concretizzato con il conseguente problema di gestione di questi artifici che erano stati confezionati in modo specifico per queste location.
Il settore pirotecnico è fra i più colpiti dalla crisi per l’emergenza sanitaria. Può dirci, numeri alla mano, quali danni avete subito?
Il nostro è un settore che muove, senza calcolare l’indotto, un giro d’affari di oltre 600 milioni di euro. Lo scorso anno abbiamo registrato su scala nazionale una perdita dell’80% del fatturato e quest’anno purtroppo non ci discosteremo molto da questo dato.
In questi 24 mesi avete interloquito con il governo Conte prima e Draghi ora. Cosa avete chiesto e quali risposte avete ricevuto?
I nostri appelli ai vari governi che si sono susseguiti sono stati, ahimè, poco ascoltati nonostante il totale stop che abbiamo subito; proprio in questi giorni, però, è stata accolta una nostra richiesta e ci è stato accordato un ristoro a fondo perduto per le sole aziende di che eseguono spettacoli, quindi non per tutti gli operatori di settore, da parte del Ministero della Cultura. Questo ristoro, tuttavia, rappresenta solo una boccata di ossigeno, la pirotecnia per salvarsi ha bisogno di ulteriori e concreti interventi governativi.
Certo, fa effetto vedere gli stadi di calcio aperti e poi negare spettacoli pirotecnici ai quali si puó assistere distanziati e in sicurezza….
Beh, al danno abbiamo aggiunto anche la beffa, è tutto un controsenso, sembra quasi che noi siamo gli unici untori da coronavirus, assurdo! Sappiamo bene che gli spettacoli pirotecnici potrebbero essere eseguiti in sicurezza in quanto si svolgono all’aperto e la distanza necessaria potrebbe essere garantita senza difficoltà alcuna.
C’è il timore che la crisi del settore apra alla vendita illegale dei fuochi con tutti i rischi per la sicurezza. È così?
Questo rischio è molto concreto, qui giocano un ruolo importantissimo i sindaci che devono capire una volta per tutte che le ordinanze contingibili ed urgenti di divieto assoluto di utilizzo e vendita di articoli pirotecnici che sono soliti emanate in tanti in prossimità del capodanno, oltre ad essere state dichiarate da più tribunali illegittime, chiudendo gli autorizzati, contribuiscono indirettamente a favorire la vendita degli illegali con tutto ciò che ne consegue in termini di pubblica sicurezza. Sarebbero invece più opportuni provvedimenti volti ad una prevenzione, magari in collaborazione con i negozi autorizzati con licenza di PS, mirata a debellare il fenomeno dell’abusivismo.
Vuole lanciare un appello al presidente Draghi?
La pirotecnia, oltre ad essere un grande settore economico è l’arte dello stupore e della gioia, noi italiani siamo maestri d’eccellenza riconosciuti in tutto il mondo, non possiamo essere dimenticati, abbiamo bisogno di aiuti concreti per far sopravvive la tradizione e per poter continuare a garantire un posto di lavoro a tantissime persone.