Già Sindaco di Milano per due mandati, dal 1997 al 2006, a capo di una coalizione di centrodestra, europarlamentare, senatore durante la XVII legislatura. Nei mandati da Sindaco, oltre 6 mld di euro in opere pubbliche, 30 mld di euro in investimenti privati per la rigenerazione urbanistica. Milano a suo avviso dovrebbe avere più risorse per trainare il resto del nostro Paese.
di LabParlamento
Lei è stato forse il primo sindaco con cui Milano ha cominciato a primeggiare in Italia ed in Europa per competitività, infrastrutture e mobilità. Dopo il periodo nero di Tangentopoli sembrava che Milano fosse destinata ad un declino amministrativo e ad un ruolo periferico mentre invece è diventata una delle città modello d’Italia. Perché?
Premetto alla risposta, un elenco esemplificativo e non esaustivo delle realizzazioni compiute nel nostro doppio mandato amministrativo.
Per farsi un’idea delle dimensioni quantitative dell’insieme: oltre 6 mld di euro in opere pubbliche, oltre 30 mld di euro (Studio dell’Università Bocconi) in investimenti privati, attratti dalla nostra città, per la rigenerazione urbanistica.
I criteri sono stati due, “Imprenditorialità”, “Massimo impegno di legalità”, così in concreto: Massima apertura alla collaborazione pubblico/privato, offrendo, laddove possibile, la compartecipazione in realizzazioni d’interesse pubblico, privatizzazioni (A.E.M., (1° tranche: quotazione in borsa, 2° tranche obbligazioni convertibili), Centrale del latte, (100%, attraverso asta competitiva) Farmacie Comunali (80% asta competitiva), delle aziende di controllo o partecipazione comunale, efficienza di gestione di tutte le aziende controllate e/o partecipate (dal ’98, per la prima volta nella storia di Milano, tutte le aziende “Comunali” sono state portate in “attivo” (A.E.M., S.EA., So.GE.MI., “Farmacie Comunali”, “Centrale del latte”), Istituzione dell’internal auditing, (Imponente Ufficio Comunale, con facoltà ispettive, su mandato personale del Sindaco o della Giunta collegialmente, su ogni atto comunale), anticipazione, vent’anni prima dell’A.N.A.C., di un organismo anti corruzione, denominato, allusivamente. “Gruppo di lavoro “Alì Babà”, costituito da tre P.M. in servizio della Procura di Milano (Gherardo Colombo, Ciaravolo, Gittardi) e tre Dirigenti apicali del Comune, con funzioni consultiva, che ci ha permesso, d’inserire in ogni contratto d’appalto, la clausola obbligatoria di sottoscrizione dei “patti d’integrità”, consentendoci, in nove anni, l’eliminazione di oltre 600 aziende dall’albo fornitori, accertate irregolarità nei servizi o nella partecipazione ai bandi (costituzione di “cartello” d’imprese, in funzione d’eludere la concorrenza.
Milano oggi è una Capitale d’Europa in tutti i frangenti e la distanza, come ha dimostrato LabParlamento, con molte realtà italiane – in special modo Roma – è ormai abissale. Da cosa dipende questa enorme differenza che rispetto agli anni del suo doppio mandato è addirittura aumentata?
Me lo disse un Sindaco di Roma: Francesco Rutelli, quando, nel corso di una visita a Roma, in occasione del Giubileo del 2000, dopo avermi fatto guardare dal balconcino, che si trovava dietro il Suo ufficio, da cui si era affacciato anche Papa Giovanni Paolo II, alla vista mozzafiato dei Colli Imperiali e del Foro Romano, dopo avermi visto in preda alla “sindrome di Sthendal”, quasi colto da una vertigine, davanti alla storia, alla gloria, alla inenarrabile bellezza di Roma, mi rifece accomodare nel Suo Studio e, con molto riguardo e sensibilità, sedendosi dallo stesso lato della scrivania, educatamente mi disse: “Posso capire che tu ti senta come smarrito davanti a tanta magnificenza, anch’io, devo confessarti, che quando come spesso accade e come sai, per chi è Sindaco di una grande città, succede qualcosa di storto, c’è una grana, un problema d’affrontare o peggio un momento di smarrimento o di scoramento da superare, per le tante fatiche e responsabilità che si portano, le critiche che si ricevono, a volte anche malevole, ed altro ancora, mi rincuora quello sguardo, che hai appena steso sui monumenti gloriosi della Città Eterna, culla della nostra millenaria civiltà… tuttavia c’è qualcosa che tu hai e che t’invidio.. i milanesi! Non c’è nel nostro Paese ed anche fuori, un’altra comunità così generosa, operosa, curiosa di conoscere e desiderosa di fare meglio, con tutti gli umani limiti, anche disciplinata e rispettosa delle regole di convivenza, come i tuoi concittadini!”. Avevo gli occhi gonfi di lacrime di gioia, dopo averlo ascoltato, come ora che lo ricordo…Sì, questa “enorme differenza”, come lei dice, la fanno loro! Chi, di volta in volta scelgono perché li rappresenti, li capisca, li governi…non deve fare altro che cercare, il più possibile d’interpretare al meglio la “vera milanesità”: “il coeur in man!”, “vèss mai cuntent!”, “Te lavouret semper!”, “fa i rob giust!.
Cosa manca ancora a Milano per competere a pieno titolo con le grandi capitali europee?
Più autonomia nel gestire le proprie risorse, più risorse per trainare il resto del nostro Paese, un treno lungo di tanti vagoni e pesante di tanti pesi, nel futuro della modernità.
In Italia scontiamo un grave ritardo nella realizzazione di vere e proprie smart cities e Milano è certamente una delle realtà urbane naturalmente e strutturalmente più vicine per raggiungere tale traguardo. Fosse lei il sindaco come procederebbe?
Non sono nella condizione di dare suggerimenti puntuali e precisi, su singoli aspetti, non avendo più responsabilità di Governo da 12 anni…tuttavia posso offrire un metodo, dei criteri, degli stili di comportamento che ci hanno fatto lasciare Milano, dopo due mandati amministrativi, migliore di come l’avevamo trovata:
1) “Indifferenza per il potere ed il denaro” (lettera di dimissioni scritta il primo giorno da Sindaco: senza data ma con la causale espressa: “Mancata la maggioranza su delibere importanti per il governo della città (…) debbo constatare che è venuto meno il patto con i cittadini che hanno eletto il Sindaco ed i Consiglieri (…) rassegno le mie dimissioni da Sindaco di Milano”)
2) “Grande determinazione nel perseguire gli obbiettivi di efficienza amministrativa, Affermazione di priorità razionali di” buon senso”, non demagogiche ed insieme di visione prospettica, nelle scelte di strategie d’investimento, anche accettando di fronteggiare contrasti sia in categorie organizzate che nell’opinione pubblica non informata o consapevole, sviluppo di ogni tecnologia innovativa, forte sforzo per la motivazione, con tutti i mezzi possibili, per tutti i collaboratori ad ogni livello, compreso il “cittadino medio”, per il bene della Città.