Un convegno a Montecitorio per dare voce alle donne che sono riuscite a crearsi un’occupazione autonomamente
Nella Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio si è svolto ieri un convegno dedicato all’imprenditoria femminile in tempo di crisi dal titolo sfidante “Inventarsi un lavoro”. L’evento, presieduto dall’On. Mario Catania, deputato di Campo Progressista ed ex Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del governo Monti, ha dato voce a molte donne che hanno saputo crearsi autonomamente delle opportunità di occupazione gratificanti per far fronte alle mancate risposte di un mercato del lavoro sempre più complicato.
La premessa, dunque, non è delle migliori: i dati dicono che il sistema italiano non è affatto favorevole alle donne. La disoccupazione femminile è tra le più elevate d’Europa (13,8% nel 2014), tante donne non riescono a rimanere al lavoro dopo aver avuto un figlio e si è ancora molto lontani dalla parità salariale.
In questo scenario negativo spicca una tendenza decisamente opposta: l’imprenditoria femminile cresce moltissimo e lo ha fatto soprattutto dall’inizio della crisi ad oggi. Sono oltre 35mila le nuove imprese avviate nell’ultimo anno dalle donne e rappresentano il 65% dell’incremento complessivo, rivelandosi anche le più giovani, multiculturali e predisposte all’innovazione.
Sono questi i dati che emergono dal terzo rapporto Unioncamere sull’imprenditoria femminile (giugno 2016), e che hanno ricordato in apertura di convegno Mario Catania e Alberta Parissi, presidente del Comitato per la Promozione dell’Imprenditorialità Femminile della Camera di Commercio di Roma.
Nel complesso, l’universo dell’impresa femminile riflette lo stesso processo di terziarizzazione in atto in tutto il sistema produttivo nazionale: le aziende “rosa” nei servizi sono aumentate in 5 anni del 6,2% (+42.500) mentre sono diminuite del 13,4% (-32.600) nel settore primario e dell’1% (-800) nel manifatturiero.
Maria Letizia Gardoni, delegato nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, ha invece ricordato come la parità di genere sia oggi una battaglia comune agli uomini e alle donne, il cui scopo è raggiungere un maggiore livello di giustizia sociale. Ha inoltre ricordato i dati emersi dal Global Gender Gap Report 2016 redatto ogni anno dal World Economic Forum di Ginevra: l’Italia risultava nel 2016 in 117^ posizione su 142 paesi per il parametro relativo alla partecipazione delle donne alla società e all’economia.
Infine, Maria Cristina Bertellini di Confindustria ha ringraziato le imprenditrici italiane che con tanta passione e tenacia, seppur in un contesto molto difficile, continuano a fare impresa.
Ed ecco la lista delle imprenditrici che hanno raccontato la loro esperienza nel corso del convegno:
- Eva Barrera, I love mum
- Francesca Pansadoro, Organizzare Italia
- Maria Gioia Cinquetti, Le vigne del Moretto
- Arianna Vulpiani, Bio Farm Orto
- Maria Cristina Orsini, Holerilla
- Silvia e Alberta Mandara, Mozzarella di bufala Mandara
- Candia Castellani, Scuola di illustrazione di Scandicci
Le storie d’impresa sono state raccolte tramite una call aperta e selezionate in modo da offrire il più vario campione possibile.
L’On Catania ha terminato il dibattito provando a tracciare alcune considerazioni finali:
- l’impatto della crisi iniziata nel 2008 condiziona ancora in larga parte il nostro paese. Ma nel rapporto tra il mondo femminile e il lavoro c’è qualcosa che viene da molto più lontano, e precisamente da un modello culturale che tende a marginalizzare il lavoro delle donne e lo riduce al mondo casalingo;
- il ruolo della PA, specialmente di fronte alle esperienze di imprenditoria femminile che sono molto prossime all’erogazione di servizi sociali, è spesso inadeguato;
- l’accesso al credito, già difficile in questo paese, è ancora più difficile per il mondo femminile;
- l’erogazione di servizi per le giovani donne lavoratrici e madri è assolutamente inadatta alle esigenze emergenti. Questo accade perché tali servizi sono percepiti come accessori e non prioritari;
- alle problematiche dell’imprenditoria femminile si affiancano quelle del lavoro dipendente, che soffre di salary gap e disoccupazione.
Una curiosità: per capire quanto ancora ci sia da fare, è possibile inserire la propria data di nascita sul “gender gap calculator” e calcolare in quale anno sarà raggiunta la parità di genere (nel caso di chi scrive, si tratta del 2186, ovvero tra ben 169 anni).