Ma cresce la disoccupazione giovanile. Dall’inizio dell’anno, una novità: sono in calo i posti “fissi”
di LabParlamento
Il tasso di disoccupazione a settembre è all’11,1%, invariato rispetto ad agosto. Lo riferisce l’Istat, che precisa che, dopo il calo dell’1,5% di agosto, la stima delle persone in cerca di occupazione a settembre scende ancora dello 0,2%, ovvero di 5 mila unità a 2,891 milioni. La diminuzione della disoccupazione, spiega ancora l’istituto statistico, è determinata dalla componente maschile e dagli over 35, mentre si osserva un aumento tra le donne e i 15-34enni.
A settembre, nel confronto con agosto, la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni cresce dello 0,2% (+25 mila) interrompendo l’andamento tendenzialmente in calo registrato nei mesi precedenti. L’aumento è determinato dagli uomini e dai 15-34enni, a fronte di una sostanziale stabilità tra le donne e di un calo tra gli over 35. Il tasso di inattività sale al 34,4% (+0,1 punti).
Su base annua diminuiscono sia i disoccupati (-5,1%, -155 mila) sia gli inattivi (-1,4%, -189 mila). Nel trimestre luglio-settembre, rispetto ai tre mesi precedenti, alla crescita degli occupati si accompagna quella più lieve dei disoccupati (+0,2%, +5 mila) e il calo degli inattivi (-1,0%, -128 mila).
Aumenta al 35,7% il tasso della disoccupazione giovanile (+0,6 punti percentuali su base mensile). Il tasso di disoccupazione cresce tra i 25-34enni (+0,7 punti), cala tra i 35-49enni (-0,3 punti) e rimane stabile tra gli ultracinquantenni. Sul fronte degli inattivi, il tasso di inattività cresce tra i 25-34enni (+0,2 punti), rimane stabile tra i 35-49enni e cala tra gli over 50 (-0,1 punti).
Dall’inizio dell’anno, c’è una novità per quanto riguarda il mercato del lavoro: sono in calo i posti `fissi´. L’Istat rileva che sono in calo di 17 mila unità, a settembre, i lavoratori dipendenti e tra questi in particolare quelli permanenti. Se si considera il trimestre, l’andamento viene confermato: l’occupazione cresce, ma quasi esclusivamente per i contratti a termine (+103 mila) perché quelli permanenti sono aumentati solo di 6 mila unità. Anche su base annua la crescita dei lavoratori dipendenti (+387 mila) riguarda più quelli a termine: il rialzo in questo caso è del 14,8% (+361 mila) contro i lavoratori permanenti, saliti solo dello 0,2% (+26 mila).