Reati in calo del 18,9%, ma l’insicurezza resta alta, soprattutto tra i più fragili. È quanto emerge dal “2° Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia» di Censis e Federsicurezza”. Si registra, inoltre, un forte aumento di richieste di aiuto al numero antiviolenza e stalking: +72%. Per non parlare dei 6 milioni di panofobici, italiani hanno paura di tutto.
Nel 2020 in Italia sono stati denunciati complessivamente 1.866.857 reati. Complice la pandemia, si è registrata una riduzione del 18,9% rispetto all’anno precedente, con 435.055 crimini in meno. Gli omicidi -16,4%, le rapine -18,2%, i furti -33,0%, i furti in appartamento -34,4%. Nonostante ciò, per due terzi degli italiani (il 66,6% del totale) la paura di rimanere vittima di un reato non è diminuita e per il 28,6% è addirittura aumentata.
La criminalità digitale: quando la paura corre sul web. Per una categoria di reati la situazione è invece peggiorata anche durante la pandemia: il cybercrime. Nel 2020 sono state commesse 241.673 truffe e frodi informatiche, il 13,9% in più rispetto all’anno precedente (nel 2010 erano state solo 96.442). I rischi connessi all’utilizzo della rete frenano la modernizzazione. Un italiano su tre (il 31,3% del totale) non si sente sicuro quando fa operazioni bancarie online. Uno su quattro (il 24,9%) ha paura di utilizzare i sistemi di pagamento elettronici per fare acquisti in rete. E le percentuali salgono nettamente tra le persone più avanti con gli anni e tra quelle con bassi livelli di istruzione.
La paura degli altri. Il 75,4% degli italiani dichiara di non sentirsi sicuro quando frequenta luoghi affollati (la percentuale scende del 67% tra i più giovani). Il 59,3% ha paura di camminare per strada e di prendere i mezzi pubblici dopo le otto di sera (la percentuale resta al 59,8% anche tra i più giovani). Si tratta di sentimenti fortemente condizionati dalla paura del contagio. La sfera sanitaria peserà sempre di più nelle nostre vite: quando le restrizioni saranno allentate, le piazze dovranno poter tornare a riempirsi in tranquillità.
Le paure delle donne. Nell’anno del Covid molte donne chiuse in casa sono state maggiormente esposte alla violenza di partner e conviventi. Le richieste di aiuto al numero antiviolenza e stalking 1522 sono fortemente aumentate. Da marzo a ottobre 2020 le chiamate sono state 23.071: un anno prima, nello stesso periodo, erano state 13.424 (+71,9%). Le donne che hanno paura mettono in atto comportamenti che ne condizionano fortemente la qualità della vita: il 75,8% ha paura di camminare per strada e di prendere i mezzi pubblici di sera, l’83,8% ha paura di frequentare luoghi affollati, l’88,5% ha paura di incontrare persone sconosciute sui social network, il 76,3% ha paura di condividere immagini sul web, il 22,5% ha paura di stare a casa da sola di notte.
I panofobici: gli italiani che hanno paura di tutto. Ci sono oltre 6 milioni di italiani che hanno paura di tutto. Sono i panofobici: in casa o fuori, vivono costantemente in stato d’ansia. Tra di loro prevalgono le donne: sono quasi 5 milioni, il 17,9% della popolazione femminile complessiva. Ma sono presenti anche tra i giovani: sono 1,7 milioni, pari al 16,3% dei giovani con meno di 35 anni.
Più sicurezza vuol dire più socialità. L’83,4% degli italiani è convinto che si debbano applicare pene più severe per chi provoca risse e pratica atti di violenza fuori dai locali pubblici e nei luoghi della movida. Riportare la gente negli spazi pubblici vuol dire anche innalzare i livelli di sicurezza percepita, non solo attraverso ordinanze restrittive. È necessario che i controlli siano certi, professionali e rassicuranti, come solo gli operatori delle Forze dell’ordine e della vigilanza privata possono garantire.
La sicurezza privata al lavoro per la qualità della vita degli italiani. Negli ultimi dieci anni la sicurezza privata è enormemente cresciuta in termini di numeri, funzioni svolte, capacità tecniche e professionali. Con il Covid la categoria si è candidata ad ampliare ulteriormente i propri compiti, per garantire ad esempio il rispetto del distanziamento interpersonale nei luoghi rimasti aperti. Il 50,5% degli italiani esprime fiducia nelle guardie giurate e negli operatori della sicurezza privata. Ma il 55,7% è convinto che il settore avrebbe bisogno di un maggiore riconoscimento sociale. Il 62,8% degli italiani è convinto che ci sia una scarsa consapevolezza da parte della popolazione in merito a quello che le guardie giurate e gli operatori della sicurezza privata fanno: la loro attività è spesso misconosciuta.