Chissà cosa ne penseranno gli ambientalisti e tutti quelli che, giustamente, muovono critiche al disboscamento del pianeta e all’utilizzo, nell’era digitale, della carta. Ma certamente sapere che nel nostro Paese, ogni anno, si consumano chili di carta per colpa della burocrazia e delle migliaia di norme che intasano l’attività dei ministeri ma soprattutto la vita quotidiana degli italiani, fa arrabbiare, e non poco.
A fornirci questi dati è l’ufficio studi della Cgia di Mestre. L’anno scorso tra decreti, Dpcm, leggi, ordinanze, delibere, determine e circolari, l’Istituto Poligrafico e la Zecca dello Stato hanno prodotto e diffuso 323 Gazzette Ufficiali a cui si aggiungono 45 Supplementi Ordinari e Straordinari. Complessivamente questi documenti erano costituiti da 31.942 pagine. Se fossero state stampate tutte, il peso raggiunto da questa “slavina” di carta ammonterebbe a 80 chilogrammi.
“Se, inoltre, ipotizzassimo di impiegare 5 minuti a pagina, una persona dotata di una intelligenza media che si fosse dedicata a leggerle tutte, comprendendone ovviamente anche il significato, nel 2020 avrebbe impiegato 333 giorni lavorativi, praticamente un anno di lavoro. Rispetto agli anni precedenti, comunque, la situazione rimane stazionaria. Se includiamo anche i Supplementi Ordinari e Straordinari, nel 2019, ad esempio, erano state pubblicate 305 Gazzette Ufficiali; sebbene il numero dei volumi rispetto al 2020 fosse diminuito, il numero complessivo di pagine e’ stato leggermente superiore: 32.236″.
Nel 2018, invece, a fronte di 365 Gazzette, il numero di pagine ha toccato quota precisamente 30.671, mentre nel 2017 si e’ raggiunto il record del numero di fascicoli prodotti (371), con quasi lo stesso numero di pagine registrato l’anno scorso (31.959). Nel 2020 la punta massima di “produttività normativa” e’ stata registrata l’8 gennaio. In quell’occasione, l’Istituto Poligrafico dello Stato ha stampato il Supplemento ordinario n° 1 contenente il testo, le tabelle e i grafici degli ISA (Indici Sintetici di Affidabilita’ fiscale) che da qualche anno hanno sostituito gli studi di settore. In buona sostanza le imprese, i commercialisti, le associazioni di categoria e gli addetti ai lavori si sono trovati tra le mani un faldone da 4.617 pagine che sviscera gli indicatori di tutte le attività economiche con le relative specificità territoriali che sono soggette agli ISA.
Secondo la Banca d’Italia, il principale ritardo che caratterizza l’economia del nostro Paese è la Pubblica Amministrazione (PA) che deve assolutamente migliorare le performance riferite alla qualità e ai tempi di risposta dei servizi richiesti dai cittadini e dalle imprese. La situazione appare particolarmente deficitaria nel Mezzogiorno. Ancorchè i dati siano riferiti al 2014, viene segnalato che il 55% dei reati contro la PA si verifica al Sud, con una incidenza rispetto alla popolazione residente di 2,3 volte superiore alle altre ripartizioni geografiche. Si segnala, altresì, che il 70% delle cosiddette “opere incompiute” è localizzato nel Mezzogiorno, sebbene in queste regioni sia concentrato solo il 30% circa dei lavori pubblici nazionali.
Dati che denotano come l’inefficienza della PA e l’illegalità siano due criticità che in una parte importante del Paese si alimentano a vicenda. Innanzitutto, per la Cgia, bisogna semplificare il quadro normativo. Cercare, ove è possibile, di non sovrapporre più livelli di governo sullo stesso argomento e, in particolar modo, accelerare i tempi di risposta della Pubblica amministrazione. Con troppe leggi, decreti e regolamenti i primi penalizzati sono i funzionari pubblici che nell’incertezza interpretativa si “difendono” spostando nel tempo le decisioni.