In vista del vertice del 9 aprile a Bruxelles, l’Unione europea discute delle priorità politiche con il partner cinese, alla ricerca di un delicato equilibrio tra obiettivi comuni e interessi contrapposti
Si preannuncia una settimana impegnativa quella che si apre oggi a Bruxelles con il vertice Ue-Cina di oggi 9 aprile, per poi proseguire – domani – con un nuovo Consiglio europeo straordinario sulla Brexit. Mentre proseguono, a livello nazionale, le polemiche sull’opportunità politica del memorandum siglato fra Italia e Cina lo scorso 20 marzo, l’Unione europea riprende il suo dialogo strategico con la potenza cinese e lo fa proprio in occasione del 21esimo vertice sino-europeo.
A ben guardare, la tappa italiana del presidente cinese Xi Jinping è stata solo la prima di quel lungo viaggio che ha come destinazione della Via della Seta proprio il Vecchio Continente: un percorso dalle dimensioni globali, come si addice a un colosso dell’economia mondiale come la Cina, fatto di sfide ma anche di importanti opportunità economiche per entrambi gli attori internazionali.
Se è quindi vero che l’intesa italiana con Pechino sull’iniziativa Belt and Road rispetta tutti gli standard e le regole europee, come rassicurato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Parlamento, è lecito chiedersi quale sia l’azione comune che l’Europa sta portando avanti nei confronti della Cina, per cercare così di comprendere al meglio anche la strategia difesa dal Governo M5S-Lega.
Quello tra la Cina e l’Unione europea è un dialogo strutturato che va avanti ormai da più di 40 anni fa e che si articola, oltre che in vertici annuali, in regolari riunioni ministeriali e confronti settoriali. Il quadro strategico di questo partenariato è costituito da diversi documenti, adottati negli anni, tra cui l’Agenda 2020 di cooperazione Ue-Cina, che contiene i termini dello sviluppo del partenariato strategico globale tra i due attori internazionali e, sul tema particolarmente sensibile delle reti energetiche, di trasporto e digitali, la strategia Ue per la connettività euroasiatica.
Non è di certo un mistero che la Cina rappresenti per l’Unione europea un partner strategico con interessi allineati a quelli del blocco comunitario e, allo stesso tempo, un competitor economico, con mire di leadership tecnologica e con ricorso a mezzi non sempre trasparenti.
A riprova della continua evoluzione dei rapporti tra i due Paesi e della ricerca di un equilibrio, i principi contenuti nei diversi documenti programmatici di partenariato sono stati tradotti e aggiornati, lo scorso 12 marzo, in una comunicazione congiunta della Commissione europea e dell’Alto rappresentante per la politica estera, contenente dieci azioni fondamentali da mettere in atto nell’ambito di una cooperazione finalizzata a un multilateralismo efficace e alla lotta al cambiamento climatico. D’altra parte, già nel corso dell’ultimo Consiglio europeo di fine marzo, i Capi di Stato e di Governo europei si sono confrontati su queste dieci azioni, ritenute fondamentali per bilanciare il delicato equilibrio delle relazioni esterne con la Cina.
A leggere i dieci punti, l’intenzione europea sembrerebbe quella di inquadrare gli interessi dei due partner globali in uno scenario che, al netto degli interessi comuni a livello mondiale e della promozione delle relazioni economiche, preservi la pace, la sicurezza e il rispetto dei diritti umani.
Tra i punti fondamentali della rinnovata intesa, c’è la richiesta alla Cina di ridurre le proprie emissioni inquinanti entro il 2030, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, così da combattere con maggiore efficacia il cambiamento climatico; la riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio, con particolare riguardo alle sovvenzioni e ai trasferimenti forzati di tecnologia; la promozione della reciprocità nell’apertura di opportunità di accesso agli appalti in Cina, così come l’adozione dello strumento per gli appalti internazionali entro la fine dell’anno.
Particolarmente delicato è poi il punto relativo alla sicurezza delle infrastrutture digitali considerate critiche: l’Unione europea chiede infatti al partner cinese di definire un approccio comune alla sicurezza delle reti 5G, questione che, sebbene non sia stata appositamente toccata nel memorandum italiano sulla Via della Seta, non sembra ulteriormente prorogabile, pena le gravi implicazioni per la nostra sicurezza informatica.
Tra i dossier caldi che verranno affrontati con ogni probabilità in occasione del vertice odierno ci sono anche la politica sugli investimenti e il tema del rafforzamento della tutela delle indicazioni geografiche.
Se la strategia dell’Unione europea, messa nero su bianco in queste 10 azioni, sembra abbastanza chiara, più fumoso appare invece il disegno cinese nei confronti del Vecchio Continente. Quel che è certo, è che sentiremo parlare ancora, e presto, della questione cinese: il premier Conte ha infatti già annunciato la sua partecipazione alla seconda edizione del Forum Belt and Road, in programma a Pechino il 26 e 27 aprile prossimi.
In altri termini, il viaggio continua…