I dati Unioncamere sull’andamento delle imprese nel 2021 mostrano un quadro estremamente preoccupante dell’artigianato a Roma. Il saldo tra nuove aperture e cessazioni registra una diminuzione di 1.992 imprese, uno dei peggiori risultati degli ultimi 20 anni. Per la prima volta si assiste ad un arretramento di tutti i settori, compresi quelli che nel periodo pre covid crescevano costantemente: il manifatturiero perde 837 imprese; per la prima volta diminuiscono le imprese del settore alimentare, -144; bilancio pesante anche per abbigliamento, -144, lavorazione del ferro, -157, lavorazione del legno, -116.
Non va meglio per autoriparazione, -221, riparazione dei beni, -159, artigianato legato alla ristorazione (Pizzerie, Gelaterie) con -189 imprese, mentre il settore dei servizi alla persona (Acconciatori, Estetisti) subisce una riduzione di 172 imprese. Saldo positivo di 84 imprese del settore edile, e di 8 nella produzione di software e consulenza informatica. Nel lungo periodo, gli ultimi venti anni vedono la percentuale delle imprese artigiane sul registro ditte passare dal 28,97% al 18,53%.
“Le politiche sviluppate da Roma Capitale, a partire dal 2003 per arrivare al 2019, non solo non hanno prodotto gli effetti desiderati ma, in alcuni casi, hanno favorito l’ulteriore indebolimento del commercio tradizionale – sottolinea il presidente di Confartigianato Roma, Andrea Rotondo – I nodi strutturali che nel corso di questi ultimi anni hanno fortemente degradato sia la qualità del contesto urbano che l’immagine nel mondo della città, vanno affrontati con forza e velocità: le problematiche relative al ciclo dei rifiuti, la manutenzione urbana (strade, verde, decoro), il trasporto pubblico e la sicurezza dei territori”.
*Comunicato stampa