L’ormai ex sindaca di Roma Virginia Raggi esce di scena portandosi dietro cinque anni complessi con veleni e accuse, a cominciare da nomine subito discusse e riunioni carbonare sui tetti del Campidoglio, utili solo a scomodare i gabbiani di Roma. Inutile ripercorrere le difficoltà di questi anni, meglio ricordare il “Vaffa” pronunciato urbi et orbi, le arance agli indagati, il fango gettato sui famosi “poteri forti” della città che per definizione erano tutti coloro che osavano porre critiche e osservazioni. Ma tant’è. Ormai è acqua passata e a sceglierlo sono stati i romani, come nelle migliori, seppur malate, democrazie.
Al di là delle dichiarazioni di rito, molto poco british per la verità (dove sono gli auguri agli sfidanti per il ballottaggio?) e sempre volte alla ricerca del nemico di turno, l’avvocato Raggi lascia il colle Capitolino rimanendo per ora la prima sindaca donna della città. Un dato certamente da ricordare e archiviare ma non possiamo non rammentare, numeri alla mano alcuni dati che la dicono lunga sul giudizio dei romani sul suo operato.
Solo per tornare indietro nel 2016 la Raggi venne eletta con percentuali bulgare, da far invidia perfino al Veltroni nazionale. Nel 2016 la Raggi al primo turno prese 453.806 voti pari al 35,25%, mentre il M5S prese 412.285 pari al 35,33%. Al ballottaggio con lo sfidante del centrosinistra Roberto Giachetti, il vero trionfo: con 770.564 voti pari al 67,15%.
Dalle stelle alle stalle, come suole dirsi, il percorso è stato per Virginia Raggi tremendo e senza sosta. E a dirlo, ricordiamolo, non siamo noi giornalisti, brutti, sporchi, collusi e cattivi, ma i romani, i suoi stessi concittadini che nel segreto delle urne hanno compiuto il tradimento più grave, lasciando la Raggi alla storia come il sindaco uscente più sconfitto di sempre.
Alle elezioni di ieri, infatti, la Raggi ha preso 210.168 voti pari al 19,08%, mentre il M5S nella Capitale prende 110.000 voti pari all’11%. Mezzo milione di romani che cinque anni fa l’aveva scelta oggi ha deciso di voltare pagina, senza se e senza ma perché il voto, andrebbe ricordati a certi politici o politicanti, va rispettato sempre e comunque.