Lo scorso aprile, nel pieno della pandemia, il Governo chiamava a raccolta un gruppo di esperti con il compito di individuare le iniziative propedeutiche al rilancio socio-economico del Paese: una serie di progetti strategici utili a ridisegnare il futuro dell’Italia e noto come “Piano Colao”. Dopo essere stato elaborato, presentato e discusso, il documento è rimasto in un cassetto di Palazzo Chigi sino a quando, venerdì scorso, dopo la nomina di Vittorio Colao a Ministro per l’Innovazione e la transizione digitale, lo stesso è tornato con forza al centro del dibattito politico.
Dalla complessa analisi dei punti di forza e di fragilità del sistema nazionale, la task force guidata da Colao ha individuato numerose raccomandazioni relative a iniziative atte a facilitare e a rafforzare la fase di rilancio del tessuto sociale e produttivo al termine del periodo emergenziale.
Le risultanze di questo sforzo hanno prodotto un sostanzioso e articolato documento che, con visione e progettualità armonica, fornisce numerose indicazioni utili riguardo le leve da utilizzare per rimettere in moto la società e i suoi organismi.
Accanto ai tradizionali settori delle imprese, infrastrutture, scuola e turismo, si suggerisce la necessità di interventi incisivi soprattutto nella pubblica amministrazione, individuata come uno dei nodi più importanti per la ripresa futura e, pertanto, da attenzionare con urgenza. Nella prospettiva del gruppo di esperti, solo se si avranno amministrazioni pubbliche forti, competenti e motivate, sarà possibile affrontare le sfide future, una su tutte: il governo delle tecnologie ed il rafforzamento della cyber difesa, prossima frontiera dell’avvenire di ogni nazione.
Il raggiungimento di tali ambiziosi obiettivi sarà possibile soltanto attraverso un forte incremento di risorse umane qualificate e un’attenta valutazione delle competenze, rafforzando contestualmente la formazione continua del personale. Tale aspetto è evindeziato nel Piano Colao.
La strategia di ripresa reputa fondamentale la costituzione ed il rafforzamento di un middle-managment pubblico, in grado di affrontare con determinazione le prossime sfide e sostenuto da iniziative formative a loro mirate, introducendo incentivi anche non monetari come ad esempio incarichi, autonomia decisionale, iniziative strutturate di mentoring e coaching. In ultima istanza, il Piano consacra il middle-managment ad acceleratore dell’innovazione pubblica, in luogo degli stereotipi riguardanti l’impiegato pubblico ed i Quadri, visti come un freno ai processi in rapporto alle competenze esterne.
Il «middle-management», secondo le proiezioni della task force Colao, rappresenta il vero snodo cruciale affinché le iniziative di modernizzazione e digitalizzazione abbiano successo, in una ricetta che veda, accanto alle competenze tecniche dei dipendenti, lo sviluppo e l’affiancamento di competenze manageriali diffuse.
La CIU Unionquadri, accogliendo con favore tali linee strategiche, ritiene che i semi di tale percorso siano già presenti in seno alle singole realtà, con i quadri intermedi validi e facilmente professionalizzabili parte strutturale del processo, purtroppo troppo spesso sottoutilizzati se non addirittura ignorati, ed il cui contributo non sempre è riconosciuto e premiato, in rapporto al reale livello operativo e di responsabilità.
Di fronte a così autorevoli e stringenti sollecitazioni CIU Unionquadri, da sempre impegnata per il riconoscimento dei quadri nella PA, non può che ribadire e riproporre il proprio impegno per il traguardo di tale obiettivo. Da lungo tempo, infatti, CIU Unionquadri sostiene che la costituzione di un’area professionale intermedia nell’ambito del pubblico impiego contrattualizzato, collocata tra la dirigenza e l’area definita non dirigenziale, sia non solo una legittima aspettativa dei pubblici dipendenti, ma anche una impellente risposta alle esigenze di buon andamento, leale cooperazione e funzionalità della Pubblica Amministrazione.