Il 26 settembre la Germania andrà al voto per rinnovare il Parlamento federale, il Bundestag, in una tornata elettorale che a meno di due settimane dal voto si sta dimostrando imprevedibile e non priva di sorprese.
Il rinnovamento del Bundestag di fatto sancirà anche gli equilibri del nuovo governo, il primo che vedrà l’assenza di Angela Merkel dopo 16 anni di cancelleria. Quest’ultima ha deciso, infatti, di non ricandidarsi e di ritirarsi dalla politica attiva.
I principali candidati per il ruolo di Cancelliere sono Armin Laschet per i cristiano-democratici (CDU-CSU), il partito di cui fa appunto parte Merkel, Olaf Scholz per il partito Socialdemocratico (SPD) e Annalena Baerbock per i Verdi (Grünen).
Stando ai sondaggi, a circa due settimane dall’importante voto, il candidato preferito dai tedeschi sembra essere Scholz, con i socialdemocratici che fino a qualche mese fa erano dati in caduta libera e che nelle ultime settimane sono riusciti in una incredibile rimonta.
In gravi difficoltà è sembrato essere fin qui il CDU-CSU, il quale sta facendo i conti con un’eredità pesante come quella che lascia Angela Merkel, oltre ad un candidato, Armin Laschet, che nel corso di questa campagna elettorale è sembrato una figura sempre più inadeguata per guidare il Paese. Secondo molti sondaggisti e analisti, il CDU potrebbe andare incontro al peggior risultato degli ultimi 70 anni.
Nell’ultimo mese è in atto una vera e propria rimonta da parte della SPD, visto che ad inizio agosto era data al 15-16%, mentre ad inizio settembre i sondaggi parlavano di circa il 24% dei possibili consensi. Questa rimonta sembra essere merito soprattutto della popolarità di cui sta godendo Olaf Scholz, Vicecancelliere e Ministro delle Finanze dell’attuale governo.
Percorso inverso invece fatto dai cristiano-democratici, i quali nel giro di un mese sono scesi nei sondaggi, dal 29% di agosto al 21% di inizio settembre. I Verdi che fino a qualche mese fa sembravano addirittura poter essere il primo partito, oggi si sono assestati intorno al 18%.
Piuttosto stabile nell’ultimo periodo anche l’andamento del partito liberale di centro FDP, guidato da Christian Linder, il quale dovrebbe essere intorno al 12%. Anche l’estrema destra di AfD e l’estrema sinistra, la Linke, sono rimaste piuttosto stabili, rispettivamente intorno all’11% e al 7%.
Entrambe queste due forze, a meno di sorprese, non dovrebbero comunque essere coinvolte nella formazione di eventuali governi. La soglia di sbarramento è al 5% e i partiti appena enunciati saranno quelli che di fatto riusciranno a superarla.
L’attuale Governo, frutto della cosiddetta “Grosse Koalition” tra socialdemocratici e cristiano-democratici, sembra al momento essere una soluzione piuttosto remota, visto anche la prepotente crescita che il partito dei Verdi ha fatto registrare rispetto alle ultime elezioni legislative del 2017, dove avevano chiuso con meno del 10%.
Ecco, dunque, che per molti analisti la colazione più probabile per il prossimo Esecutivo sembra essere quella formata da SPD, Verdi e FDP, con l’esclusione dei cristiano-democratici. Siamo ancora nel campo delle ipotesi e la grande incertezza che caratterizza queste elezioni fa sì che eventuali sorprese non sono da escludere.
Qualsiasi sarà il Governo che si andrà a formare in Germania dopo il voto del 26 settembre, avrà delle grandi responsabilità, visto anche il periodo storico che stiamo vivendo. I temi sul tavolo sono molteplici e di particolare rilevanza per il futuro del Paese, a partire dalle politiche di investimenti per favorire la ripresa post-Covid.
Ci sono poi le questioni legate alla transizione digitale e alla svolta “verde”, e le questioni internazionali, soprattutto per quanto riguarda il futuro della Nato e i rapporti tra Germania con Cina e Russia, con gli Stati Uniti osservatori interessati.
A pochi giorni dal voto, la partita sul prossimo governo tedesco è molto incerta. Possibile che serviranno diverse settimane di colloqui tra i vari partiti per riuscire a raggiungere un accordo sulla formazione del nuovo Governo.
L’uscita di scena di Angela Merkel sancisce per la Germania, e non solo, la fine di un’era. Vedremo se un esecutivo di coalizione, con al suo interno presumibilmente tre partiti, riuscirà a giungere ad una sintesi adeguata in grado di rispondere alle incalzanti attese che lo attendono.