Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede da parte del Presidente dei civilisti italiani Laura Jannotta sulla riforma della giustizia civile. Dai costi della giustizia all’aumento dell’organico dei magistrati, su LabParlamento è aperto il dibattito.
di Laura Jannotta*
I civilisti italiani condividono l’impostazione data dal Ministro della Giustizia nel limitare il più possibile gli interventi sul processo civile.
Non si crede infatti che un’ennesima riforma del codice di rito possa essere di una qualche utilità: piuttosto che inventare nuovi strumenti bisogna rimuovere, almeno in parte, quelli che sono stati introdotti sotto la spinta dell’emergenza e che l’esperienza ha dimostrato essere stati un rimedio peggiore del male.
Esprime tuttavia la propria contrarietà all’introduzione del ricorso come singola tipologia dell’atto introduttivo, intervento inidoneo a sortire effetti positivi: una concentrazione delle deduzioni/difese in un unico atto con limitata e discrezionale possibilità di appendice istruttoria, se può funzionare nel processo del lavoro , nelle controversie ordinarie rischia di sacrificare eccessivamente il contraddittorio sia in fase di allegazione che in fase istruttoria, sbilanciando ulteriormente il processo dal principio dispositivo delle parti a quello ufficioso, con ulteriore espansione della discrezionalità del giudice. Si avrà un’ulteriore compressione sulle preclusioni, decadenze e quant’altro inevitabilmente determina una tattica difensiva tesa alla prudenza che, obliterando il giusto criterio della non contestazione, determinerebbe atti inutilmente complessi, a tutto detrimento della semplificazione.
Nello spirito di una costruttiva collaborazione, suggeriamo alcuni interventi per migliorare il procedimento civile come la fissazione della prima udienza con termine perentorio abbreviato e con eliminazione della norma ex art.168 bis cpc ultimo comma –che consente al giudice il differimento della I udienza, l’estensione e maggior applicazione dell’art. 281 sexies cpc, nei procedimenti ove sia possibile una concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione, l’applicazione dell’art. 700 cpc esteso anche a pronunce aventi natura costitutiva, introdurre il reclamo immediato contro le ordinanze istruttorie, avanti il Collegio – così si evita venga proposto in appello e, infine, il ripristino della pubblica udienza in Cassazione , con eliminazione della partecipazione del Procuratore generale.
Imprescindibile e necessario l’aumento degli organici dei magistrati: è infatti notorio che rinvii anche di anni tra un’udienza e un’altra sono giustificati dai magistrati con l’eccessivo carico dei ruoli.
Così come occorre intervenire sui costi della giustizia che sono particolarmente onerosi e rendono l’accesso alla giustizia usufruibile soltanto da chi ne ha la possibilità economica: questa è denegata giustizia. Le risorse economiche provenienti dalla giustizia devono restare alla giustizia .
È altresì necessario intervenire sulla normativa del patrocinio a spese dello Stato, strumento riconosciuto come mezzo indispensabile per garantire il diritto alla difesa a tutti; è stato predisposto un articolato, in collaborazione con il Cnf che mira a risolvere gli attuali problemi, non da ultimo quello delle forme e dei tempi delle liquidazioni dei compensi: l’Avvocatura che presta la propria attività professionale per i cittadini che ricorrono al patrocinio a spese dello Stato, attende mesi per non dire anni per vedersi liquidate le proprie fatture (parcelle peraltro assai modeste).
Riteniamo altresì non più procrastinabile l’emanazione del Decreto Ministeriale in tema di specializzazioni; è nell’interesse tanto dei clienti, che hanno il diritto di potersi informare ed orientare nella scelta del professionista, quanto degli avvocati, che devono poter comunicare, ove lo ritengano, il proprio settore di specializzazione, con la garanzia di un percorso serio che accerti e certifichi l’effettiva competenza in tale ambito. La travagliata vicenda giudiziaria del regolamento a suo tempo emanato è nota. Conclusa tale vicenda va ora approvato al più presto un decreto ministeriale che modifichi il regolamento nelle parti annullate dalla decisione del Consiglio di Stato, tenendo conto delle indicazioni dalla stessa decisione fornite e consenta finalmente l’avvio dei procedimenti di riconoscimento del titolo di specialista. Il Consiglio nazionale forense e le associazioni forensi specialistiche tutte sono concordi su questo punto e hanno sul contenuto di tale emanando decreto una posizione unanimemente condivisa.
I civilisti auspicano vivamente che l’Avvocatura venga ascoltata prima di interventi legislativi – nel proprio specifico ambito di competenza- per un confronto costruttivo e reale , così da evitare il proliferare di diversi emendamenti su ogni disegno di legge.
Auspichiamo infine un confronto serio ed approfondito con l’Avvocatura e con gli altri protagonisti del sistema giustizia , tra i quali i magistrati e gli Studiosi del processo, per individuare concordemente la “ filosofia” che dovrà ispirare gli interventi da operare al fine di raggiungere l’obiettivo della effettività della tutela giurisdizionale secondo i principi dettati dalla Costituzione e l’efficienza del sistema giustizia.
*Avvocato, Presidente dell’Unione nazionale delle Camere Civili