L’intervento di Vincenzo Comi, Vicepresidente della Camera Penale di Roma sulla tragedia di un mese fa presso l’istituto penitenziario di Rebibbia. Giovedì 18 ottobre deliberata l’astensione dei penalisti romani
di Vincenzo Comi
È passato un mese dalla tragedia della morte di due innocenti creature uccise dalla madre detenuta a Rebibbia. I bambini erano in carcere con la madre arrestata per spaccio di stupefacenti.
Nonostante l’avvocato della madre avesse presentato una richiesta di arresti domiciliari, il giudice aveva confermato quella che tecnicamente si chiama “custodia cautelare in carcere” = detenzione preventiva in attesa di giudizio.
Eppure la legge nel caso di madri con figli minori conviventi, esclude la possibilità di carcerazione preventiva “salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza”. Non ci giriamo intorno: una giovane donna straniera affetta da una seria forma di depressione e due bambini in età tenerissima sono stati di fatto abbandonati al proprio destino, senza che alcuno abbia colto il disagio che caratterizzava la loro detenzione. Come purtroppo è accaduto tante altre volte.
Nel momento di estrema disperazione la madre ha ucciso i figli lanciandoli dalle scale all’interno del penitenziario. La bambina aveva solo sei mesi, il bambino più grande un anno e sette mesi.
A un mese dalla tragedia noi penalisti romani abbiamo indetto una astensione dalle udienze e organizzato un dibattito a piazzale Clodio, la città giudiziaria della capitale.
Con parole ferme e senza ipocrisia il presidente della Camera Penale Cesare Placanica ha espresso il sentimento comune di tutti noi: non accetteremo la mera indignazione formale e la sterile ricerca dei responsabili di quanto accaduto, e per questo, faremo tutto ciò che è necessario affinché fatti di tale gravità non accadano più.
Siamo convinti – in questo impegno – che i sentimenti dei cittadini siano allineati ai nostri: dignità e legalità sono il presupposto della pena in uno stato di diritto. Le carceri devono offrire adeguate opportunità trattamentali per i detenuti.
Attendere il processo in carcere per una persona accusata – ma presunta innocente – deve essere solo l’eccezione legata a condizioni di particolare gravità e pericolo. I malati non si possono curare con il carcere. Sono basilari principi di diritto, ma sembra di abbaiare alla luna: almeno una parte della magistratura e la politica insistono sulla visione carcerocentrica della pena.
Proprio per confrontarci con tutti abbiamo invitato alla tavola rotonda rappresentanti di tutte le categorie e delle istituzioni. Parteciperanno Riccardo De Vito, Presidente Magistratura democratica, Stefano Anastasia, Garante dei detenuti del Lazio, Riccardo Polidoro, Responsabile Osservatorio Carcere UCPI, Walter Verini, Responsabile Giustizia Partito Democratico, Marco Patarnello, Magistrato di sorveglianza di Roma, Lillo Di Mauro, Responsabile Casa di Leda struttura per madri detenute, Riccardo Arena, Conduttore Radiocarcere – Radio Radicale e Francesco Petrelli, Segretario dell’Unione delle Camere Penali Italiane. Modererà l’incontro Piero Sansonetti, Direttore de Il Dubbio.
Vogliamo rompere la cortina di silenzio intorno a un argomento così importante per la società e discuterne insieme nella speranza di evitare in futuro simili tragedie.