*Di Matteo Barbanera
Lunedì 14 giugno si è tenuto a Bruxelles un importante vertice NATO, in cui si è discusso a proposito delle strategie future che l’Alleanza dovrà adottare. I temi caldi che sono stati trattati hanno riguardato la minaccia del terrorismo, la sicurezza informatica, le questioni legate ai cambiamenti climatici e il ruolo di Russia, e soprattutto Cina, all’interno dello scenario internazionale.
Al vertice hanno preso parte tutti e trenta i capi di stato e di governo dei paesi membri, compreso ovviamente Joe Biden, per la prima volta presente ad un summit NATO in qualità di presidente degli Stati Uniti. Biden ha espresso con fermezza l’impegno e il sostegno americano nei confronti dell’Alleanza Atlantica, segnando in questo modo un cambio di tendenza rispetto alla precedente amministrazione di Donald Trump, sempre molto critico verso la Nato, tanto da considerarla uno strumento ormai arcaico per il raggiungimento degli obiettivi strategici statunitensi.
Questo summit NATO è immediatamente successivo al G7, tenutosi in Cornovaglia, e terminato proprio domenica 13 giugno e infatti ha rappresentato una sorta di prosieguo di quanto già discusso in Inghilterra.
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha parlato di “momento cruciale” per l’Alleanza e proprio per questo il vertice ha rappresentato l’atto conclusivo di un percorso iniziato a fine 2019, e che si è concretizzato nell’agenda strategica denominata NATO 2030. Questa iniziativa si pone l’obiettivo di rafforzare l’unità dell’Alleanza Atlantica e di rilanciare la sua azione ampliandone il raggio operativo. La competizione a livello globale non è più semplicemente bilaterale come al tempo della Guerra fredda, per cui anche la NATO deve fare un passo avanti ed evolversi per far fronte alle nuove sfide internazionali.
Per la NATO sembra dunque essere arrivato il momento di aprirsi a scenari più “globali”, pronta a competere, dal punto di vista geopolitico, con Russia e Cina, considerate le minacce principali alla stabilità americana ed europea. Con la Russia i rapporti sono ai minimi storici dai tempi della Guerra fredda, e vedremo se l’imminente incontro tra Biden e Putin riuscirà ad alleviare alcune criticità emerse negli ultimi periodi tra le due potenze, mentre per quanto riguarda la Cina, Stoltenberg ha chiarito di “non cercare una Guerra fredda con Pechino”, però è chiaro che le ambizioni militari cinesi rappresentano un problema. Con questi due paesi il confronto non si riduce però solo sul piano militare ma anche, e soprattutto, su quello ideologico: tra democrazie che basano il proprio sistema politico su uno stato di diritto, e stati autoritari, concetto più volte sottolineato dallo stesso Biden.
La tecnologia e la Cybersecurity sono temi altrettanto importanti di cui si è discusso durante il vertice, e che hanno a che fare, neanche troppo implicitamente, sempre con Mosca e Pechino. Ecco dunque che è stato dato il via al “Defence innovation accelerator for the North Atlantic”, un hub che mette insieme settore civile e militare per far sì che il vantaggio tecnologico dell’Alleanza Atlantica, rispetto ai propri competitor, venga rafforzato. Stesso obiettivo del “Nato Innovation Fund” che andrà a supportare le tecnologie emergenti utili in chiave difensiva.
Per quanto riguarda l’Afghanistan, si conferma il ritiro delle truppe ma si continuerà a garantire un supporto civile.
Questo vertice è stata l’occasione per la NATO per riflettere sul proprio futuro, alla luce di uno scenario internazionale che sta mutando rapidamente, in cui la Cina sembra essere diventato il vero centro delle preoccupazioni dell’Alleanza Atlantica. Lo sguardo della NATO è sempre più rivolto a Oriente.