Dal 26 marzo cambia tutto sulla sicurezza alimentare nel nostro Paese. E in peggio, molto peggio. Dal 26 marzo, infatti, per colpa di un decreto legislativo del 2 febbraio 2021 n.27, pubblicato in gazzetta ufficiale l’11 marzo scorso, saranno abrogate le disposizioni contenute nella legge del 1962 che tutelavano la nostra salute. Avete capito bene. Un decreto che va ad abrogare una legge importante in materia di sicurezza alimentare. In pratica potremo mangiare cibo avariato o alterato chimicamente, consentendo di fatto ai colpevoli di farla franca, per effetto appunto di una depenalizzazione inserita nel recentissimo dispositivo di legge.
Un sedicente ristoratore, quindi, potrà dormire sonni tranquilli anche se la dispensa è lercia e infestata dai topi. Uno schiaffo in faccia ai consumatori e alla gran parte dei ristoratori italiani che da anni si batte per la qualità del cibo. Un decreto legislativo che ha dell’incredibile: in pratica sarebbe come aver depenalizzato il reato di omicidio. In particolare questo provvedimento elimina le sanzioni penali previste dalla legge del 1962 per cui non sarà più possibile, per esempio, chiudere un esercizio commerciale che vende cibo avariato.
C’è di più: l’Italia potrà importare dall’estero alimenti non conformi alle nostre leggi. Roba da non credere eppure il provvedimento lo dice chiaramente all’articolo 18 concernente le abrogazioni. Alla lettera b si legge: abrogata la “legge 30 aprile 1962, n. 283, recante modifica degli articoli 242, 243, 247, 250 e 262 del testo unico delle leggi sanitarie”.
Come è stato possibile? Al momento nessuno lo sa. Si può affermare che, in teoria il decreto legislativo avrebbe dovuto limitarsi ad adeguare l’Italia ad alcune disposizioni dell’Unione europea in materia di controlli ufficiali lunga la filiera agroalimentare, senza entrare nel merito – e ci mancherebbe – delle abrogazioni.
Chi è il responsabile di tale obbrobrio? Anche a questa domanda non è possibile rispondere. Anzi, vogliamo immaginare che non ne sapesse nulla nessuno. Lo ignorava, probabilmente, il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli e sembra perfino che l’abrogazione non fosse contenuta nel testo trasmesso dal Governo Conte al Parlamento per l’approvazione. Una cosa è certa: il decreto legislativo in questione sembrerebbe un abuso di potere esercitato dall’esecutivo a cui il Parlamento non aveva affidato certo una siffatta delega.
Come si può rimediare a questo pasticcio? Sarebbe sufficiente emanare un decreto legge correttivo della serie “fermi tutti, abbiamo scherzato”. Ma occorre fare presto, prima del 26 marzo.