L’idea del sottosegretario Baretta, a carico del fisco il riscatto della laurea dei millennials
Pier Paolo Baretta, classe 1949, sottosegretario di stato all’Economia in tutti e tre i governi di questa legislatura, qualche giorno fa ha fatto una proposta piuttosto ingombrante. Con un articolo pubblicato su Il Sole24Ore del 18 aprile, a proposito di equità e solidarietà intergenerazionale, ha lanciato l’idea di un riscatto previdenziale gratuito per gli studenti universitari, ovvero “una contribuzione gratuita fissa per gli studenti in corso che completano il proprio percorso di studi”.
Il ragionamento alla base di questa misura nasce dalla ricerca di soluzioni per rinforzare il montante contributivo dei cosiddetti millennials, destinati in tutte le proiezioni a pensioni sempre più tarde e “leggere”, a causa delle frequenti interruzioni dei percorsi lavorativi flessibili, penalizzanti in un sistema previdenziale sostanzialmente ancorato all’idea di continuità di contribuzione garantita dalla stabilità del lavoro.
Rispetto ai numerosi appelli a creare una “pensione di dignità”, una “pensione di garanzia”, insomma una nuova soglia di pensione minima per tutti, l’idea del sottosegretario è che si possa ancora lavorare, invece, per indirizzare l’individuo ad attività di formazione (in questo caso universitaria) premiandole con una contribuzione gratuita, nell’ottica di stimolare la crescita del capitale umano e al tempo stesso migliorare le prospettive previdenziali delle giovani generazioni.
Si tratta dunque di un approccio non assistenzialista, che però si scontra con la realtà dei numeri. Mentre fioccano su ogni tipo di blog gli incoraggiamenti alla proposta, l’accoglienza del mondo politico ed economico è stata piuttosto tiepida: l’unico sindacato che si è apertamente detto a favore è la UIL, che come afferma il suo segretario confederale, Domenico Proietti, lo propone da tempo, e vorrebbe affrontare l’argomento al tavolo fra sindacati e governo.
Del resto le coperture necessarie ad un’idea simile spaventerebbero qualsiasi manovra di bilancio: pensando solo ad una laurea triennale, secondo le attuali regole INPS servirebbero 8250€ per tre anni per tutta la platea dei laureati attivi, molto più ampia anche di quella che ha interessato la decontribuzione triennale 2015 del Jobs Act. E lì si parla di almeno 18 miliardi di euro.
Sarà anche per questo che nessuna apertura è venuta da CGIL o CISL, e per il momento non arriva nemmeno dai contendenti alle primarie Pd, fra i quali il sottosegretario ha scelto di sostenere Matteo Renzi. Ma di fronte all’insoddisfazione e all’allontanamento dei giovani dagli schieramenti politici tradizionali, chissà che l’idea non possa trovare spazio un domani all’interno della formazione portabile e del lavoro di cittadinanza. Le nuove bandiere dell’ex premier (e del suo più vicino consigliere economico, Tommaso Nannicini) di questi mesi di campagna congressuale mancano dell’appeal e della facilità di trasformarsi in slogan possedute invece dal reddito di cittadinanza grillino, e chissà che invece la proposta semplice e popolare di Pier Paolo Baretta, con qualche aggiustamento, non possa allora trovare spazio nella prossima campagna elettorale.