L’autismo, meglio denominato “spettro autistico“, è un disturbo del neuro-sviluppo che coinvolge principalmente linguaggio e comunicazione, interazione sociale, interessi ristretti, stereotipati e comportamenti ripetitivi. I diversi livelli di compromissioni di tali aree vanno a definire il quadro clinico della persona presa in esame.
Secondo i dati analizzati nel 2022 dal Center for Desease Control e Prevention Epidemiology Program Office, un bambino ogni 44 è affetto da un disturbo dello spettro autistico. La Realtà Virtuale (VR) e la Realtà Aumentata (AR) possono essere considerate degli strumenti molto utili per quanto concerne l’aspetto riabilitativo utilizzate con bambini affetti da autismo, applicabili in training comportamentali funzionali.
Attraverso la ripetitività di alcune azioni e l’isolamento sociale, le persone con autismo, si immergono in una condizione a sé in modo da potersi difendere dalla sovra-stimolazione dell’ambiente che li circonda. I deficit nel comportamento, vanno ad impattare sull’autonomia nella vita quotidiana dei soggetti, anche nell’età adulta.
Le tradizionali terapie di cui disponiamo tendono a considerare approcci funzionali ma, purtroppo, hanno il limite di essere applicate in pochi contesti aggravando così, il deficit di comportamento adattivo. Quando parliamo di autismo ci focalizziamo sull’individuo, ma non dovremmo mai dimenticarci che questa condizione, influenza non solo il singolo ma anche la famiglia di cui fa parte, la scuola ed anche la comunità sociale.
È perciò necessario un approccio che non si limiti a interventi riabilitativi ma che renda consapevoli e tenga in considerazione tutte le persone che circondano la persona autistica. A tal proposito parliamo di una iniziativa virtuosa sul territorio, il progetto di ricerca e sviluppo “Applicazioni innovative di Realtà virtuale e Aumentata per persone con una condizione dello spettro autistico (Asc)”, promosso da Agenzia per l’Italia digitale (Agid) e ministero dell’Università e della Ricerca (Mur), Il team di ricerca sull’autismo dell’Università dell’Aquila, con la partnership del Centro riferimento regionale autismo dell’Abruzzo, è responsabile scientifico della compagine prima classificata nella graduatoria nazionale.
L’iniziativa, prevede la sperimentazione e lo sviluppo di innovative applicazioni per quanto concerne la realtà virtuale e la realtà aumentata per le persone che presentano disturbi dello spettro autistico, nei vari contesti in cui vivono, familiare, lavorativo, sociale. Il gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila è formato dai professori Monica Mazza, in veste di responsabile scientifica, Marco Valenti come manager di ricerca clinica e Laura Tarantino nell’ambito dello sviluppo soluzioni di realtà virtuale verrà condotta su disegno sperimentale inizialmente nel territorio del Salento, che è capofila del programma nazionale, con sperimentazione di controllo nel territorio abruzzese e successivamente estesa all’intero territorio nazionale.
L’avvio di questa prima fase di appalto è partita in data 6 e 7 settembre presso il comune di Casarano, in provincia di Lecce, con un evento di presentazione del progetto, aperto alla stampa, alle cittadine ed ai cittadini, alla presenza di rappresentanti istituzionali di Mur, Agid e con il coinvolgimento delle associazioni di famiglie sul territorio.
Nel 2018 il Center for BrainHealth dell’Università del Texas a Dallas e il Child Study Center della Yale University ha condotto uno studio sugli effetti cerebrali della realtà virtuale nei soggetti autistici. I partecipanti, ovviamente persone con autismo, sono stati sottoposti a training specifici che hanno impiegato la realtà virtuale, sono poi stati sottoposti a fMRI ed EEG. Successivamente al training con la realtà virtuale, nei partecipanti sono stati osservati cambiamenti cerebrali misurabili molto interessanti.
In questo studio, grazie alla realtà virtuale, gli scenari venivano visualizzati sullo schermo di un computer. Si tratta di giochi che venivano eseguiti dai pazienti tramite il joystick, il mouse oppure il touchscreen. Questa condizione ha aiutato i pazienti a prestare maggiore attenzione agli stimoli sociali e meno a quelli non sociali, così gli eventi sociali sono risultati più prevedibili dopo il trattamento da parte dei pazienti. Si è concluso che il training con realtà virtuale possa dare un aiuto alle persone con autismo a diventare meno sopraffatte da stimoli estranei nelle situazioni sociali quotidiane e contemporaneamente più capaci di concentrarsi sulla lettura e rispondere così ai vari segnali sociali.
La realtà virtuale immersiva e la realtà aumentata si sta sostituendo pian piano a quella non immersiva. La RVI (realtà virtuale immersiva) è in grado di offrire esperienze maggiormente coinvolgenti e realistiche grazie a strumenti collegati al corpo umano, come per esempio visori, guanti ed auricolari. Tutto ciò permette alla persona un’immersione totale in scenari tridimensionali virtualmente creati per compiti specifici.