A distanza, ormai, di quasi un anno dalla sottoscrizione del memorandum tra TIM e CdP, nulla di nuovo all’orizzonte riguardo la creazione di una rete unica nazionale di telecomunicazione. O almeno così sembra.
Era il 31 agosto 2020 quando TIM stringeva l’accordo con KKR Infrastructure e Fastweb in relazione alla costituzione di FiberCop, la newco operativa già dallo scorso aprile, e in cui l’ex monopolista ha conferito la sua rete secondaria (dall’armadio di strada alle abitazioni dei clienti) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber (la joint-venture partecipata da TIM e da Fastweb).
Sempre a fine agosto scorso TIM approvava la lettera d’intenti con CdP Equity finalizzata ad integrare FiberCop nel più ampio progetto di costituzione di una società della rete unica nazionale, attraverso l’integrazione con Open Fiber, società detenuta al 50% dalla stessa CdP e per l’altra metà da Enel, previa cessione della quota di quest’ultima al fondo australiano Macquarie. Da quel momento lo stallo.
Le problematiche appaiono molteplici. Ad iniziare dagli accordi di co-investimento ancora incagliati non meglio dove precisato, oltre al perenne conflitto tra gli operatori pubblici e privati, e le istituzioni che ancora non decidono di decidere (due sono i procedimenti avviati in tal senso dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e un’istruttoria è sul tavolo dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato).
In tale scenario non aiuta nemmeno il quadro regolatorio di riferimento. Il nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche – quando e se recepito dal Parlamento – potrà forse contribuire a districare la matassa ma, al momento, non si ha notizia neppure di questo atto (i termini per il recepimento sono spirati lo scorso 21 dicembre). Bruxelles, naturalmente, non è rimasta con le mani in mano e, palesando una certa perplessità ad un’ipotesi rete unica, ha intanto aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per il mancato recepimento del Codice.
Le due Autorità istituzionalmente chiamate a vigilare sull’operazione (AGCom e AGCM), dopo un anno, non hanno ancora adottato nessun atto concreto, probabilmente attendendo chi farà la prima mossa: tre istruttorie parallelerischiano, infatti, di creare sovrapposizioni e incertezze sulle regole applicabili e sull’epilogo dell’intera vicenda.
Vie d’uscita? D’aiuto potrebbe essere l’analisi riportata dal Prof. Fabrizio Dalle Nogare e pubblicata in questi giorni (Vigilanza e impegni sulla rete unica. Una partita a due, disponibile su Mercato Concorrenza Regole, https://www.rivisteweb.it/doi/10.1434/100915): innanzitutto, velocizzare l’iter approvativo del Disegno di legge di recepimento della Direttiva, per dotare l’Italia degli innovativi strumenti normativi introdotti dal Codice. In secondo luogo, spronare le due Autorità a un più stretto coordinamento, per assicurare la certezza del diritto e un quadro normativo favorevole agli investimenti, nell’interesse del mercato e dei consumatori.
Il futuro della Rete, insomma, è tutto ancora da scrivere.