La Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli è intervenuta oggi al Consiglio Generale dell’Associazione Italiana Banche Estere (AIBE) affrontando il tema “Le banche estere in Italia: regolamentazione e innovazione”. L’intervento si è inizialmente focalizzato sull’attuale situazione di incertezza, sotto il profilo geopolitico, sociale, economico e finanziario, che sta caratterizzando questo periodo. L’attività economica continua ad attraversare una fase di debolezza a livello globale. “La crescita dei prezzi ha toccato livelli che nei paesi avanzati non registravamo da quattro decenni”. Questa accelerazione ha imposto un cambio di orientamento della politica monetaria della Banca centrale europea la quale, a partire da luglio 2022, ha progressivamente provveduto ad alzare i tassi di interesse.
“La politica monetaria ha finora avuto successo nella stabilizzazione delle aspettative, anche se la grave situazione geopolitica e i recenti avvenimenti nel settore finanziario amplificano le incertezze e rendono particolarmente arduo prevedere gli andamenti macroeconomici”. L’obiettivo della Bce è quello di condurre l’inflazione al 2% nel medio periodo. Da un altro lato la BCE deve rafforzare l’impegno volto a minimizzare gli effetti negativi su una ripresa ancora fragile, per garantire la stabilità finanziaria e assicurare un efficace presidio dei rischi. Dalla prospettiva del sistema bancario, l’incremento dei tassi produce potenzialmente effetti positivi sul margine di interesse, ma può implicare rischi anche importanti, come dimostrato dai recenti casi di dissesto negli Stati Uniti.
Per quanto riguarda la composizione del settore delle banche estere in Italia, a fine 2022, a fronte di 674 banche estere in regime di Libera prestazione di servizi (LPS), di cui 57 extracomunitarie, quelle operanti in Italia con stabilimento erano 79 (81 a fine 2021). Una quota preponderante delle banche estere con stabilimento sono di origine comunitaria (71 a fine 2022, 73 nel 2021), principalmente con sede in Francia (22), Germania (18), Lussemburgo (10) e Paesi Bassi (6). Oltre la metà (52%) è rappresentato da banche significative che detengono, attraverso le succursali, una quota pari a circa il 6% del totale attivo del sistema (5,3% a fine 2021).
Osservando il complesso delle succursali di banche estere presenti nel nostro Paese, si nota un’elevata variabilità delle dimensioni, sia in termini di attivi detenuti (da meno di 1 milione a più di 80 miliardi di euro) sia di numero di dipendenti (da 6 a 881). A fine del 2022, la quota di mercato delle succursali di banche estere è aumentata in termini sia di depositi della clientela residente in Italia, sia di finanziamenti alle imprese. È rimasto stabile il finanziamento alle famiglie concesso dalle succursali (quota pari al 4,7% del totale del sistema), mentre è cresciuto quello concesso dalle filiazioni (la crescita è attribuibile essenzialmente all’incremento dei mutui che rappresentano più della metà di tali finanziamenti; la quota delle filiazioni sul sistema è pari al 17,3% dal 16,2% del 2021).
L’attività di corporate & investment banking si conferma l’attività prevalente svolta dalle succursali di banche estere (circa il 44%). Un numero rilevante di succursali svolge invece come attività prevalente quella di retail banking (19%) o di specialised lending (16%), mentre un numero inferiore quella di private wealth management (l’11%) o di custody (4%). Particolare attenzione merita il credito al consumo: una quota importante, di poco inferiore alla metà (48%) di questi finanziamenti in Italia, fa capo alle succursali di banche estere e alle filiazioni di banche significative.
La sfida organizzativa per le banche estere presenti in Italia con succursale è quella di coniugare in manierapiù efficiente possibile l’esigenza di strutture flessibili e proporzionali all’operatività svolta, con la necessità di disporre di strutture di controllo adeguate ed efficienti, in grado di governare i rischi generati dalle attività svolte localmente, cogliendo le peculiarità della giurisdizione e del quadro economico e sociale in cui si inseriscono. La maggioranza delle succursali di recente costituzione presenta modelli di business innovativi, con profili di rischio talvolta più elevato, da cui possono emergere lacune in ambito antiriciclaggio. Anche le succursali di banche con modelli di business più tradizionali stanno sviluppando progetti di innovazione tecnologica, nella maggior parte dei casi gestiti a livello centrale dalla casa madre.
Gli intermediari bancari, quelli italiani come quelli esteri, si trovano oggi ad affrontare importanti sfide, incertezze geopolitiche e macro-economiche, transizione verde e digitale. L’innovazione in particolare sta ridisegnando strategie e modelli di business degli operatori, amplificando le interconnessioni nel sistema finanziario, le dipendenze reciproche e superando i confini nazionali, con i rischi che ne conseguono.
Con riferimento ai canali di distribuzione delle banche comunitarie, è stato osservato un crescente interesse per le cosiddette reti di prossimità, ovvero esercizi commerciali convenzionati (tabaccai, bar, supermercati, farmacie, stazioni di servizio, ecc), nell’offerta di servizi di pagamento elementari (es, prelievi, versamenti, pagamenti bollettini e multe, ecc) che costituiscono un canale fisico, meno oneroso degli sportelli tradizionali, a cui fanno spesso ricorso operatori fintech. “Come Banca d’Italia, prestiamo particolare attenzione alle soluzioni organizzative e ai sistemi di controllo interno degli intermediari che ricorrono alle reti di prossimità, per verificare che siano adeguatamente presidiati i rischi operativi e di reputazione legati sia ai rapporti con le reti convenzionate sia al rispetto delle riserve di attività e della disciplina antiriciclaggio”.
Dal punto di vista regolamentare la disciplina europea attualmente si limita a prevedere che alle banche di paesi terzi non sia riservato un trattamento più favorevole rispetto a quello previsto per le banche dell’UE. Alla luce della conseguente eterogeneità degli approcci, la Commissione europea ha quindi avanzato una proposta legislativa che mira a una maggiore armonizzazione dei regimi di vigilanza adottati dagli Stati membri.
La proposta introduce passi importanti verso una maggiore armonizzazione, anche se non assicurano una piena omogeneità di trattamento tra le TCB (Third Country Branches), né tra queste e le banche UE. Infine sul tema dell’antiriciclaggio si auspica l’introduzione di un sistema di vigilanza unico e di un quadro di regole direttamente applicabili in tutta l’Unione rappresentino strumenti cruciali per superare le richiamate criticità e rendere più efficace ed incisiva la relativa attività di supervisione