Prima esistevano solo le grandi città. Oltre Roma e Milano, le imponenti realtà del nord di Torino, Genova e Bologna, passando per i centri di elevato spessore accademico come Pavia, Padova, Modena, Parma e Verona. A sud, Catania a parte, spiccavano solo le aree metropolitane di Napoli, Bari e Palermo.
Ora anche L’Aquila, capoluogo della Regione Abruzzo, 70mila abitanti, potrà diventare sede di un Collegio universitario di merito, struttura contemplata da varie normative di Stato (legge 240/2010, decreto legislativo 68/2016, successivi decreti del Miur), per ospitare studenti che si sono distinti per particolari risultati di eccellenza ottenuti. La prima città del centro Italia di queste dimensioni (il paragone con Roma, ovviamente, è impossibile) pronta a raggiungere questo traguardo.
Un vero e proprio campus universitario con residenzialità diffusa sul territorio comunale dell’Aquila – il più grande d’Italia con il suo potenziale di 600 studenti -, a cominciare dal centro storico, che ha, come obiettivo, la promozione e la diffusione della cultura della formazione specialistica e interdisciplinare, l’internazionalizzazione del sistema universitario e l’alta formazione. Il collegio, come detto, ospiterà studenti selezionati in base al merito, iscritti ai corsi dell’Università degli studi dell’Aquila, del Gssi, dell’Accademia di Belle Arti e del Conservatorio di musica “Casella”.
Si tratta di un progetto che ha portato alla costituzione di una fondazione – il cui statuto e il cui atto costitutivo sono stati approvati qualche giorno fa dal Consiglio comunale e stamane sono stati sottoscritti davanti ad un notaio dai soci fondatori, ovvero da Comune, Università degli Studi dell’Aquila e Gran Sasso Science Institute, nelle persone del sinadco Pierluigi Biondi e dei rettori Edoardo Alesse ed Eugenio Coccia – – che gestirà il Collegio, intitolato a Ferrante d’Aragona, Ferdinando I, il monarca di Napoli che promosse l’atto istitutivo di uno “studium” aquilano sul finire del quindicesimo secolo. La fondazione è composta da tre istituzioni: i due atenei cittadini, ovverosia l’Università e il Gran Sasso Science Institute (Gssi), e il Comune dell’Aquila. I due centri accademici metteranno a disposizione le risorse finanziarie – oltre a fondi propri, c’è un contributo di 4 milioni e 300mila euro del Cipe nell’ambito dei sostegni Restart, istituiti per rilanciare l’attività culturale del cratere sismico aquilano del 2009 – mentre la Municipalità metterà a disposizione parte del suo ingente patrimonio immobiliare in comodato d’uso gratuito.
“L’amministrazione comunale – spiega il sindaco, Pierluigi Biondi – si è ritrovata proprietaria di un quantitativo di alloggi esorbitante. Quelli realizzati, e poi ceduti all’ente, dalla Protezione civile nazionale per ospitare le decine di migliaia di famiglie rimaste senza casa dopo il terremoto del 6 aprile 2009 (parliamo di 4.449 alloggi dei complessi denominati Progetto Case e dei 1.414 appartamenti dei Moduli abitativi provvisori), e quelli frutto delle cosiddette permute. Una delle possibilità offerte dalle normative per la ricostruzione post sisma, infatti, prevedeva di ottenere il contributo per riacquistare un immobile equivalente, cedendo contestualmente al Comune quello danneggiato dal terremoto. La ricostruzione, per fortuna, è andata e sta andando avanti con una certa solerzia e, oggi, il nostro ente si ritrova proprietaria di case perfettamente ricostruite e per di più antisismiche”.