Il Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2014 rappresenta per Renzi l’inizio della navigazione in mare aperto. Nelle ultime ore gli annunci sulla riduzione del cuneo fiscale hanno accresciuto le aspettative degli italiani e degli stakeholder internazionali ai quali il premier ha assicurato una riforma al mese. Determinato a procedere rapido sulla via delle riforme: dalle modifiche costituzionali al Jobs Act, dal fisco alla giustizia, il premier dovrà dimostrare, prima delle prossime elezioni europee di fine maggio, di essere in grado di trasformare i tweet delle ultime settimane in provvedimenti normativi concreti. E qui entrano in gioco diverse variabili.
Le prime raffiche di vento contrarie alla navigazione potrebbero arrivare, già nelle prossime ore, proprio da quel Senato che Renzi vuole abolire, chiamato a pronunciarsi sulla legge elettorale. L’iter presso la Camera, dove il premier gode di una solida maggioranza, ha fatto emergere alcune criticità: gli emendamenti sul riconoscimento della parità di genere e sulle preferenze sono stati bocciati per una manciata di voti. In Senato l’Italicum e le riforme costituzionali inizieranno il percorso in salita. Ogni riforma di ampio respiro, per quanto accompagnata dalle migliori intenzioni, è destinata a naufragare senza il sostegno di una maggioranza parlamentare solida. I 168 voti ottenuti nella Camera Alta il giorno della fiducia dimostrano che il governo può contare solamente su sette senatori in più della maggioranza assoluta. I numeri, inferiori a quelli ottenuti dal governo Letta, potrebbero poi essere destinati a scendere nei prossimi mesi..
Gli scogli più insidiosi tuttavia non si trovano al Senato o alla Camera, ma in alcuni partner europei poco disposti a rivedere i vincoli di bilancio. Le misure di politica economica preannunciate dal premier avranno bisogno di parecchia energia per marciare. Le risorse finanziarie necessarie potranno solo in parte essere reperite dalla spending review. Difficile pensare di ricorrere a nuovi indebitamenti avvicinandosi alla famosa soglia del 3 per cento senza ricevere un warning da Bruxelles. Il nodo però sarà presto sciolto il 17 marzo quando Renzi incontrerà a Berlino Angela Merkel. Al di là del protocollo diplomatico di ogni fine vertice sarà proprio nel colloquio con la Cancelliera che il premier avrà modo di saggiare i margini di manovra che l’Europa gli consentirà. E’ probabile però che alla vigilia delle elezioni europee la Merkel non acconsenta ad allentare i vincoli di bilancio.
La navigazione non sarà semplice, ma l’audacia e il gusto della sfida non mancano alla nuova squadra di governo. In bocca al lupo signor primo ministro! L’augurio, per il bene del Paese, è che riesca a governare la nave e a traghettare l’Italia verso quel porto del cambiamento da Lei annunciato.