La Banca d’Italia ha pubblicato la nota “Il mercato del lavoro: dati e analisi”, edizione maggio 2022, redatta congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS), dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL).
Prosegue la creazione di posti di lavoro anche nel bimestre marzo-aprile 2022; infatti, nonostante l’incertezza derivante dalla guerra in Ucraina e dal connesso rialzo dei prezzi dei beni energetici, la variazione dell’occupazione si è mantenuta positiva, sebbene su livelli lievemente inferiori rispetto alla seconda metà del 2021.
Rallentano l’industria in senso stretto e le costruzioni, ma si consolidano i contratti a tempo indeterminato. La crescita di posti di lavoro non è omogenea tra settori. Ad esempio nel comparto delle costruzioni in marzo e aprile 2022 si sono manifestati segnali di rallentamento. Ha invece accelerato il turismo, che beneficia della ripresa della domanda stimolata dal miglioramento della situazione epidemiologica e dalla sostanziale rimozione delle restrizioni.
Nel confronto con gli ultimi mesi del 2021, resta sostanzialmente costante la crescita dell’occupazione delle donne; rallenta invece quella degli uomini. L’occupazione femminile condivide però in misura inferiore l’aumento del numero delle posizioni a tempo indeterminato, concentrandosi nel settore turistico dove i contratti stabili sono meno frequenti.
Nel 2021 si è osservata una graduale e inattesa accelerazione dei prezzi del petrolio e soprattutto del gas. Questa tendenza si è intensificata nel corso del 2022 dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’impatto del fenomeno sull’occupazione appare al momento contenuto grazie anche ai provvedimenti governativi destinati alle imprese caratterizzate da un forte consumo di energia elettrica dove è stato esteso e incentivato il ricorso agli strumenti di integrazione salariale.
Si ritiene che i settori cosiddetti energivori, ricorrendo alla CIG, stiano adattando l’input di lavoro soprattutto attraverso una contrazione delle ore lavorate, salvaguardando al contempo i posti di lavoro. Secondo i dati dell’INPS, dall’inizio della pandemia questi comparti assorbivano circa il 15 per cento delle richieste di CIG afferenti alla manifattura, ora questa quota è salita al 20 per cento nel mese di febbraio superando il 40 per cento a marzo.