Investimenti in competenze digitali e nuovi modelli di organizzazione del lavoro. Le memorie depositate
di Simona Corcos
L’Ufficio di Presidenza della Commissione Lavoro ha proseguito il ciclo di audizioni sull’affare assegnato relativo all’impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale. Sono stati auditi i rappresentanti del Fondo Banche Assicurazioni, del Politecnico di Milano, del’Università Bocconi, della Luiss e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
L’intento è quello di approfondire l’impatto sul mercato del lavoro italiano delle nuove tecnologie che contribuiscono alla digitalizzazione delle attività lavorative, tra cui Internet of Things, robotica avanzata, big data e realtà aumentata.
La Commissione Lavoro vuole comprendere le grandi tendenze in atto nelle società più dinamiche e individuare modi per governare la transizione, in modo da poterla indirizzare verso risultati occupazionali positivi in termini sia di quantità che di qualità. Il tema del rapporto tra tecnologia e lavoro torna quindi al centro del dibattito pubblico.
Secondo l’Università Bocconi i lavoratori italiani devono temere meno rispetto a quelli statunitensi l’impatto della quarta rivoluzione industriale. I settori robotizzati hanno un peso diverso nella nostra economia rispetto alle economie più avanzate e a loro avviso le attese per lo sviluppo dalla sharing economy sono esagerate. Al fine di attenuare gli effetti sociali negativi, la Bocconi ritiene che sarebbe più efficace adottare misure preventive o compensative come programmi di formazione permanenti, programmi assicurativi fiscalmente deducibili sui salari, prestiti a lungo temine a fini di riqualificazione professionale, anziché introdurre tasse sui robot.
Anche il Politecnico di Milano ha evidenziato la necessità di investire sul sistema scolastico e universitario promuovendo competenze digitali e imprenditoriali, di sviluppare strategie e piani industriali che mettano al centro il futuro delle persone, e favorire nuovi modelli di organizzazione del lavoro (smart working) insieme a politiche attive per il reskilling dei lavoratori «deboli».
L’obiettivo è far sì che l’affare assegnato possa concludersi con una risoluzione entro la fine di settembre, in modo da definire una nuova geografia dei lavori e attuare politiche efficaci in questa direzione.
Le memorie dell’Università Bocconi