Di David Blake*
La maggior parte delle crisi finanziarie hanno molti punti in comune. Tendono ad iniziare nel settore bancario, a comportare un indebitamento eccessivo e una bolla, di solito legata al settore immobiliare.
La crisi globale del 2008 non ha fatto eccezione. La bolla si è concentrata sul settore immobiliare statunitense. Ma la mia ricerca suggerisce che questa crisi aveva un’altra causa: alcuni, nel settore bancario, stavano “giocando” con il sistema bancario per il proprio guadagno finanziario.
Il gioco aveva diverse caratteristiche importanti. La prima era la deliberata complessità dei prodotti finanziari, in particolare quelli basati sui mutui ipotecari residenziali venduti dalle banche ad altre banche e a investitori istituzionali.
Prodotti emessi dalle stesse banche che avevano offerto mutui a clienti che non guadagnavano abbastanza per pagare gli interessi dei mutui stessi e che facevano affidamento sui prezzi delle case, in costante aumento, per restare a galla.
Ci sono poi i pregiudizi comportamentali che riguardano il processo decisionale ad ogni livello del settore bancario. Dalla mia ricerca è emerso che il settore bancario attrae spesso un certo tipo di persone: persone inclini a una fiducia eccessiva, al gusto del rischio e, in alcuni casi, a comportamenti psicopatici.
Queste persone tendono ad amare la complessità in sé. Ma spesso non comprendono appieno cosa implica una tale complessità per la stabilità del sistema finanziario. Spesso non se ne preoccupano: sono interessati soprattutto a giocare con il sistema per massimizzare i loro bonus.
Poi c’è il rischio.
Ci sono parti del settore bancario che saranno sempre soggette a rischio, ma secondo la mia ricerca, molti banchieri hanno finito col sentirsi immuni da un suo potenziale impatto.
Al contrario, sono confortati e incoraggiati dall’idea che, per quanto le banche si comportino in modo sconsiderato, i governi – e quindi i contribuenti – saranno sempre pronti a salvarle.
Nel frattempo, le autorità di regolamentazione finanziaria tentano di definire nuove regole e normative per mitigare il rischio. Ma ciò, di solito, si traduce soltanto in un continuo gioco del gatto e del topo dove si cerca costantemente di aggirare norme considerate troppo onerose.
Game over?
Alla luce di tutto ciò, non esistono misure efficaci che i governi sarebbero disposti a introdurre per affrontare la situazione. Non ci sono stati tentativi seri di riconoscere o affrontare il problema della complessità dei prodotti, e quando si tratta di gestire il comportamento e i tipi di personalità, tutti – compresi i dipendenti, i manager, i direttori e persino i regolatori – diventano suscettibili.
I precedenti tentativi di combattere il rischio sistemico nella finanza si basavano sul presupposto che il sistema finanziario fosse un elemento razionale e che i banchieri si comportassero in modo razionale se venivano offerti loro i giusti incentivi. Ma questi presupposti, secondo la mia ricerca, sono discutibili.
Il gioco d’azzardo nel settore bancario sembra praticamente impossibile da eliminare. L’unica misura efficace per porvi fine sarebbe quella di rendere i banchieri personalmente responsabili delle perdite, per eliminare la sensazione che le loro azioni – i loro giochi – non abbiano conseguenze finanziarie o legali personali.
Sarebbe questa, invece dell’eliminazione del tetto ai bonus dei banchieri, la misura più efficace per evitare che il sistema finanziario esploda di nuovo.
Tuttavia, nessun governo ha mai approvato una legge del genere. E nessun governo potrebbe farlo da solo, poiché ciò causerebbe immediatamente il trasferimento dell’intero settore bancario nazionale in un’altra giurisdizione.
Una tale legge dovrebbe essere introdotta simultaneamente in tutti i Paesi – e la probabilità che ciò accada è trascurabile. In breve, l’unica misura efficace per limitare il gioco d’azzardo non sarà introdotta e non potrà esserlo.
Può sembrare desolante, e per molti versi lo è, soprattutto per i contribuenti. Ma esiste un’alternativa più positiva, che prevede il ritorno del settore ai prodotti semplici che le banche, le autorità di regolamentazione e i clienti comprendono. Nella maggior parte dei casi la complessità non è necessaria.
Non dobbiamo infatti dimenticare che le funzioni principali delle banche sono piuttosto semplici: raccogliere fondi e concedere prestiti alle famiglie e alle imprese.
Le banche hanno fornito questi servizi, con successo, per secoli. Ma oggi i banchieri non sono interessati a prodotti semplici, perché è più difficile giocarci.
Finché questo non cambierà, la lezione davvero importante della crisi finanziaria globale è che è destinata a ripetersi. Il “grande gioco” non finirà mai.
*Professore di Finanza e Direttore del Pensions Institute della Bayes Business School (ex Cass Business School) di Londra
Pubblicato su The Conversation UK il 28 ottobre 2022