Vertice speciale dopo la Brexit. “Il vento è tornato nelle vele europee”. Il presidente della Commissione al Parlamento per il discorso sullo stato dell’Unione
di Mara Carro
Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha tenuto questa mattina l’annuale discorso sullo Stato dell’Unione davanti ai membri del Parlamento europeo riuniti a Strasburgo. Juncker ha pronunciato il suo terzo discorso in un clima di maggiore ottimismo rispetto ad un anno fa quando Bruxelles ha dovuto incassare la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione e il 2017 si presentava come un anno di appuntamenti elettorali decisivi in Olanda, Francia e Germania, con i partiti euroscettici alla ribalta. L’onda euroscettica si è infranta, per ora, contro l’elezione di Emmanuel Macron alla Presidenza della Repubblica francese ed il prossimo voto del 24 settembre in Germania vede i due maggiori partiti, la CDU di Angela Merkel e l’SPD di Martin Schulz, saldamente nel campo europeista. Anche il quadro economico sembra andare in soccorso alla politica: la fase più acuta della crisi finanziaria sembra essere alle spalle e, come rivendicato dal politico lussemburghese, le prospettive economiche europee sono migliorate con una crescita di oltre il 2%, maggiore di quella statunitense, la disoccupazione più bassa registrata negli ultimi nove anni e otto milioni di nuovi posti di lavoro.
Con il discorso di oggi, per l’esecutivo di Juncker siamo all’ultima occasione per mettere in pratica il programma 2017-2018 e non essere ricordato solo per la Brexit. Il 2018 è in questo senso un anno cruciale e il quadro attuale offre una nuova finestra di opportunità politica per passare “dalla riflessione all’azione, dal dibattito alla decisione”. Come ha sottolineato lo stesso Juncker, “il vento è tornato nelle vele europee, ma questa finestra non resterà aperta per sempre”. Nel 2018, infatti, sono in calendario una serie di appuntamenti elettorali in paesi tra cui Italia, Svezia, Ungheria e Repubblica Ceca dove i partiti euroscettici hanno un certo seguito mentre il 2019 sarà anno di elezioni europee e quindi difficilmente si potranno mettere in campo progetti tra il rinnovo della Commissione e la fine del suo mandato.
Nel dettagliare il piano per un rilancio europeo, Juncker ha indicato due orizzonti temporali. Il primo guarda ai prossimi 18 mesi per culminare in un vertice speciale in Romania all’indomani della Brexit, fissata per il 29 marzo 2019.
Il piano si sostanzia in cinque priorità per il prossimo anno che Juncker ha illustrato anche in una lettera d’intenti indirizzata al presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, e al primo ministro dell’Estonia, Juri Ratas, che guida il semestre di presidenza Ue. Le priorità sono il rafforzamento del programma commerciale europeo, in nome della reciprocità e della trasparenza, con la proposta di avviare negoziati per nuovi accordi commerciali con l’Australia e la Nuova Zelanda in un momento in cui gli Stati Uniti stanno diventando più protezionistici; una nuova strategia industriale europea per rafforzare l’industria del continente e renderla più competitiva; essere all’avanguardia nella lotta contro cambiamento climatico di fronte al venir meno delle ambizioni degli Usa; migliorare la difesa degli europei nell’era digitale, proponendo la nascita di un’Agenzia europea sulla cyber sicurezza a fronte di una Ue ancora male attrezzata per fronteggiare attacchi informatici; nuove proposte in tema di migrazione, rimpatri e vie di immigrazione legale, con un elogio all’Italia che “salva l’onore dell’Ue nel Mediterraneo” ma successivamente ammonita sul tema vaccini.
Il secondo orizzonte temporale guarda al 2025 e fissa l’obiettivo di “un’Europa più forte, più democratica e più unita”. Le proposte che il presidente dell’esecutivo Ue ha illustrato hanno palesato le sue preferenze per il futuro: un dibattito che lui e la sua Commissione hanno avviato con il “Libro Bianco sul futuro dell’Ue: le strade per l’unità nell’UE a 27”,presentato da Juncker stesso il 1° marzo al Parlamento europeo. Mentre il Libro bianco definiva cinque percorsi potenziali per i 27 Stati membri ormai orfani del Regno Unito, il discorso di Juncker può essere interpretato come il manifesto di un “sesto scenario personale”. Uno scenario che si fonda su tre concetti, libertà, parità e stato di diritto, e sull’idea che“l’Ue avanza solo quando dà prova di audacia e non pecca di eccesso di prudenza”. Nella visione di Juncker, l’euro è destinato ad essere la moneta comune di tutta l’UE. Da qui l’eventuale creazione di uno Strumento di pre-adesione all’euro per gli Stati membri che lo desiderano e alcune riforme per la governance dell’eurozona, come la graduale trasformazione del Meccanismo Europeo di Stabilità in un vero e proprio Fondo monetario europeo e la nomina di un Ministro europeo dell’Economia e delle Finanze, presidente dell’Eurogruppo, che renda conto al Parlamento, promuova le riforme strutturali negli Stati membri e coordini tutti gli strumenti quando uno Stato membro rischia la recessione o l’instabilità finanziaria.
Tra le altre proposte, un nuovo appello ad un’Europa della difesa da realizzarsi sempre entro il 2025; ad una Unità europea di intelligence che assicuri maggiore efficacia nella lotta contro minacce terroristiche transfrontaliere; ad una maggiore influenza dell’Unione sulla scena mondiale con il superamento del principio dell’unanimità. La proposta più coraggiosa è stata in materia di riforme istituzionali con l’idea di fondere presidenza del Consiglio europeo e presidenza della Commissione per rafforzare l’efficacia dell’Unione
Durante il suo discorso, Juncker ha sempre parlato “di un’Unione a 27”, sebbene l’uscita di Londra dall’Ue sia tutt’altro che formalizzata. Il presidente della Commissione ha menzionato il Regno Unito solo nei passaggi finali del suo intervento, per ricordare agli europei che la Brexit non è il futuro dell’Ue e incoraggiarli ad aggiungere nuovi piani alla “Casa europea” ora che il “vento è favorevole”.