A questo si aggiungono le difficoltà generali del sistema. De Novellis (REF Ricerche) parla del mercato del lavoro in occasione del primo maggio
di Valentina Magri
“Il principale problema dell’Italia è il capitale umano, che non è stato rinnovato. Questo rende le imprese italiani più deboli strutturalmente. A questo si aggiungono, più in generale, le difficoltà del sistema”. Ne è convinto Fedele De Novellis, partner REF Ricerche, che ha parlato della situazione occupazionale italiana in occasione della Festa dei Lavoratori.
Quali sono i principali problemi di cui soffre il mercato del lavoro italiano?
“Premetto che da tempo l’economia italiana fatica a riprendersi e questo ha delle conseguenze sul mercato del lavoro. Tenendo conto del contesto macroeconomico però, questo mercato non si è comportato così male. Oggi abbiamo lo stesso numero di occupati pre-crisi, anche se ci sono meno ore lavorate e più precariato. Ma il PIL è ancora inferiore ai livelli del 2007-2008, dopo 10 anni di crisi. Noi oramai ci siamo quasi abituati, ma è un caso unico dal dopoguerra”.
“Non sono le regole del mercato del lavoro il problema, in questa fase storica. Dato che la domanda di lavoro è bassa, abbiamo avuto un basso potere contrattuale dei lavoratori e questo sta portando a uno spreco di risorse: abbiamo persone non entrate nel mercato del lavoro, persone che lavorano ma sono sottoinquadrate (overeducation), giovani che emigrano all’estero, per cui si interrompe il processo di accumulazione di capitale umano, che si riflette sulla crescita delle imprese. Inoltre le piccole imprese sono più propense a subìre le innovazioni, come la digitalizzazione e la concorrenza estera, avendo innovato poco il loro capitale umano”.
Le proposte del patto di governo del M5s (conciliazione famiglia lavoro, riforma degli ITS, salario minimo garantito, politiche attive di sostegno al reddito, green economy, piano industria 4.0) potrebbero offrire qualche soluzione?
“Sono tutte cose da fare e condivisibili in alcuni casi, ma ci sono dei problemi nel realizzarle. Servono degli uffici di collocamento adeguati e investire parecchie risorse per ottenere questo obiettivo”.
Quali provvedimenti dovrebbe prendere prioritariamente il nuovo governo per migliorare la situazione occupazionale degli italiani?
“È sbagliato partire dalle riforme del mercato del lavoro. Abbiamo delle strutturali debolezze del sistema produttivo, le cui soluzioni richiedono molto tempo. Soffriamo di lentezza dei tempi della giustizia, incapacità di rinnovare il personale nella PA, inefficienza della burocrazia, eccessivi oneri a carico delle imprese, infrastrutture vecchie. Da qui occorre partire”.
Qual è il suo bilancio dei provvedimenti del Governo Renzi/Gentiloni per rilanciare l’occupazione (Jobs act, Incentivi per i giovani, piano industria 4.0)?
“Hanno preso provvedimenti condivisibili ma dato troppa enfasi sul lavoro e non sulla debolezza del sistema. Gli incentivi per i giovani sono utili, ma non risolvono problemi del nostro sistema produttivo. Va nella giusta direzione il piano industria 4.0 del Ministro Calenda, che era più mirato sugli elementi di debolezza strutturale del nostro sistema.”