Fine settimana di tensioni nella maggioranza mentre, per ora, l’arrivo della manovra in Aula slitta a mercoledì. Web Tax e previdenza al centro
di LabParlamento
Via libera (nella giornata di ieri) a una quindicina di emendamenti ma l’iter della manovra nella Commissione Bilancio del Senato rimane lento e a singhiozzo, caratterizzato da continui “stop and go” legati alle fibrillazioni politiche interne ad una maggioranza sempre più in bilico piuttosto che a divergenze vere e proprie sulle norme. Per il momento rimane dunque confermata l’ipotesi di uno slittamento a mercoledì dell’arrivo in Aula della Legge di Bilancio, cui far seguire maxiemendamento e fiducia. Obiettivo: approvare il tutto entro fine settimana e passare subito alla Camera. Proprio i dubbi sulla tenuta del voto finale, comunque, stanno consigliando molta cautela nel procedere. Accantonato in ogni caso il proposito, ventilato nel momento di maggiore tensione, di anticipare già ad oggi l’arrivo in Assemblea del testo senza mandato al relatore, come avvenne in occasione della Finanziaria 2014.
Tra gli emendamenti approvati dalla Bilancio, da segnalare quello sulla Web Tax. Il gettito atteso dalla nuova imposta al 6% sulle transazioni digitali è pari a 114 milioni di euro annui a partire dal 2019, anno di entrata in vigore. Di conseguenza, il finanziamento del Fondo per le esigenze indifferibili passa nel 2019 da 330 milioni a 444 milioni di euro. Tuttavia il fatto che i soldi siano a disposizione solo dal 2019 sottrae una fonte di risorse alla copertura delle iniziative che i parlamentari vogliono inserire (a cominciare dai punti più spinosi, l’abolizione del superticket sanitario e la reintroduzione del bonus bebè).
L’ultima versione dell’emendamento, come riformulato dal presidente della Commissione Industria Massimo Mucchetti, prevede l’esclusione dall’imposta delle imprese agricole e dei “soggetti che hanno aderito al regime forfettario o al regime di vantaggio per i contribuenti di minore dimensione”. Inoltre, non saranno più le imprese a operare da sostituti d’imposta ma gli intermediari finanziari, a partire dalle banche. Entro il 30 aprile 2018 il Ministero dell’Economia dovrà emanare un decreto ad hoc per individuare i servizi da sottoporre all’imposta.
In tema di previdenza è passato poi con l’astensione di Mdp e M5S anche l’emendamento del Governo relativo al pacchetto di modifiche frutto del recente tavolo negoziale in materia di pensioni, e che prevede lo stop all’aumento automatico dell’età pensionabile per 14.600 lavoratori impegnati in attività gravose.
Approvato anche un emendamento sostenuto da Ala, in base al quale i dipendenti di imprese con più di 15 lavoratori possono anticipare la pensione di 7 anni e non più di 4. Costi a carico dell’impresa così che, in mancanza di un aggravio per le casse pubbliche, i conti possano tornare. La stessa Ala era stata la maggiore responsabile del duro confronto in Commissione a fronte della richiesta, poi ritirata, di riaprire i termini del condono edilizio 1994.
Infine, sul superticket, caldeggiato da Campo Progressista e da Mdp, si sta ancora cercando una soluzione soddisfacente, sempre in base al problema costo/copertura. Mentre sulla proroga del bonus bebè, fortemente richiesta da AP, così come lo si sta studiando al Senato, l’intervento dovrebbe essere completamente finanziato per il 2018, con coperture pari a 185 milioni di euro, mentre per il 2019 e il 2020 le risorse finora individuate ammontano alla metà circa di quanto inizialmente previsto. Si vedrà.
I lavori della Commissione sono ripresi stamane, con l’approvazione di ulteriori emendamenti.