Indiscrezioni sulle misure per il lavoro. 460.000 “stabilizzazioni” di lavoratori “atipici” nel 2018, ma con contratti a tutele crescenti. 150.000 i “nuovi, veri” posti di lavoro
Cresce l’attesa tra gli addetti ai lavori e non per la legge di bilancio 2018.
Le misure annunciate infatti dal premier Gentiloni e dal ministro dell’Economia Padoan nella conferenza stampa post Consiglio dei Ministri del 16 ottobre scorso, ad oggi, non sono ancora state “riordinate” in un unico e definitivo testo di legge. Circolano in questi giorni però varie versioni “in bozza” del ddl bilancio che possono aiutare a capire quali sono gli indirizzi, seppur ancora non definitivi, per i singoli settori.
Prendiamo ad esempio le misure per il lavoro che dovrebbero essere contenute nel provvedimento. Si sa che sono previsti incentivi per le nuove assunzioni nel settore privato e che tali incentivi dovrebbero prevedere una specifica agevolazione, per i datori di lavoro, rispetto al pagamento dei contributi previdenziali dei nuovi assunti. Più nello specifico, la proposta di modifica normativa che dovrebbe rientrare nella legge di bilancio stabilirebbe che a decorrere dal 1° gennaio 2018, ai datori di lavoro del settore privato, sia riconosciuto un esonero triennale per le nuove assunzioni con contratti a tutele crescenti di giovani in età inferiore ai 30 anni (esclusi i lavoratori domestici) pari al 50% dei contributi previdenziali a loro carico, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Inail e nel limite massimo di un importo che, dalle ultime indiscrezioni, sarà di 2.750 euro su base annua, anziché di 3.250 euro come inizialmente ipotizzato. Al Mef l’ardua sentenza.
Più certa invece la platea dei destinatari della norma.
Infatti, l’agevolazione scatterà per i lavoratori del settore privato assunti a tempo indeterminato, comprese le conversioni da tempo determinato, che alla data di assunzione non abbiano compiuto i 30 anni d’età, età innalzata a 35 anni per le assunzioni del solo anno 2018.
Questi lavoratori devono però avere una specifica caratteristica aggiuntiva e cioè, alla data di assunzione, non devono aver avuto in precedenza altri rapporti di lavoro a tempo indeterminato con il medesimo o con altri datori di lavoro, tranne il caso in cui l’esonero della normativa proposta sia stato parzialmente usufruito in relazione a precedenti assunzioni e comunque solo per il periodo residuo.
L’incentivo sarà previsto altresì nei casi di prosecuzione di un contratto di apprendistato in contratto a tempo indeterminato con qualunque età anagrafica al momento della prosecuzione. Parimenti, l’incentivo spetterà ai datori di lavoro che assumono, entro sei mesi dal conseguimento del titolo di studio, studenti che abbiano svolto con loro percorsi di alternanza scuola-lavoro o di apprendistato per il conseguimento di titolo di studio: in questo caso l’esonero sarà addirittura nella misura del 100%.
Inoltre, l’agevolazione, non cumulabile con altre riduzioni contributive previste dalla normativa vigente, sarà riconosciuta alle aziende che non hanno effettuato nei sei mesi precedenti l’assunzione, licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo o licenziamenti collettivi.
Se la norma fosse confermata nel testo definitivo della legge di bilancio in questi termini, l’effetto che ci si attende, secondo le stime del Governo, sarà di una crescita delle assunzioni a tempo indeterminato pari a 380.000 giovani con età inferiore ai 35 anni nel 2018 mentre nel biennio 2019-2020 i nuovi assunti under 30 dovrebbero essere 600.000 (300.000 l’anno).
Queste le stime per il settore privato, esclusi apprendisti trasformati, operai agricoli e assunti alternanza scuola-lavoro.
Passando quindi agli altri settori, ed in particolare a quello agricolo, le assunzioni con contratto a tempo indeterminato previste dovrebbero essere pari a 1.900 unità per il 2018 e a 1.200 unità/anno circa per il 2019 e il 2020.
Dalle nuove trasformazioni di contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato ci si aspettano invece circa 60.000 unità l’anno che appunto diventerebbero lavoratori con contratto a tempo indeterminato, mentre dall’alternanza scuola- lavoro dovrebbero arrivare circa 19.000 nuovi contratti a tempo indeterminato.
Facendo due conti, quindi, nel 2018, grazie a questa norma, dovrebbero attivarsi circa 463.000 nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato. Ma attenzione a non confondere i nuovi contratti a tempo indeterminato con nuovi posti di lavoro, sono due cose differenti. I primi infatti attengono prevalentemente ad un processo di riduzione della “precarietà” lavorativa e quindi alla dimensione della “qualità” del lavoro, i secondi attengono invece alla dimensione più “quantitativa” del mercato del lavoro e quindi incidono sui tassi di occupazione e disoccupazione.
In realtà, infatti, la norma porterà circa 150.000 “vere” nuove assunzioni, il resto saranno nuovi contratti a tempo indeterminato ovvero lavoratori un po’ meno “atipici”.
Naturalmente ciò accadrà, forse, se la norma sarà confermata in questi termini e se le previsioni del Governo saranno confermate dagli andamenti reali, anche dell’economia, dei prossimi anni: chi vivrà vedrà!