Non contano i voti ma chi i voti li conta. Così diceva Iosif Stalin, segretario generale dell’Unione sovietica dal 1922 al 1953. Da queste semplici parole si comprende come un’ascesa elettorale non dipenda solamente dai consensi che si ottengono o che, potenzialmente, si è in grado di ottenere ma anche dalle modalità con cui quel consenso si incanala e, dunque, si traduce in seggi, in potere.
E’ questa l’importanza della legge elettorale che è tornata a dividere la politica italiana, in particolar modo nella eterogenea maggioranza Draghi. Il Partito Democratico, per bocca dei suoi maggiorenti, tra cui lo stesso segretario Enrico Letta, ha fatto capire di essere favorevole ad un proporzionale con correttivi, così come il Movimento Cinque Stelle e pezzi di Forza Italia.
Lega e Fratelli d’Italia, che pur non si pronunciano precisamente sul tema ritenendo che, ad ora, ci siano “altre priorità per il Paese” sembrano propendere per il maggioritario.
Legge elettorale: in alcuni ordinamenti, ad esempio, la legge elettorale non viene modificata da secoli
Le leggi elettorali, la cui disciplina nel nostro ordinamento non ha rilievo costituzionale essendo inserita in una norma ordinaria, sono state oggetto di plurime modifiche, prima e dopo l’avvento della Repubblica. Come non ricordare la legge Scelba, anche detta “legge truffa” approvata nel 1953 e abrogata un anno dopo; o ancora il periodo del proporzionale puro, con preferenze, della Prima Repubblica, interrotto con l’avvento del Mattarellum nel 1993, prima legge elettorale mista a prevalenza maggioritaria. Le norme successive sono storia dei giorni nostri: “Porcellum”, “italicum” e quindi Rosatellum-bis.
Il nostro legislatore ha messo mano molto volte alle legge mediante la quale noi tutti siamo chiamati ad eleggerlo non sempre per finalità generali ma anzi, spesso, per scopi politici volti a favorire questo o quello schieramento, l’uno o l’altro partito o candidato.
In alcuni ordinamenti, ad esempio, la legge elettorale non viene modificata da secoli, come negli Stati Uniti o nel Regno Unito, mentre in altri è contenuta nella Costituzione e le sue modifiche entrano in vigore dall’elezione della legislatura successiva, come avviene in Grecia.
Legge elettorale: il Parlamento l’unico organo rappresentativo della volontà popolare
Il nostro sistema costituzionale prevede che l’unico organo rappresentativo della volontà popolare sia il Parlamento il quale, di recente, è stato oggetto della riforma costituzionale che ha drasticamente ridotto il numero degli eletti. Si avverte quindi la necessità di aumentare, di riallacciare il legame tra eletti ed elettori, fondamentale per garantire un Parlamento pienamente legittimato, composto di uomini e donne eletti per merito e per coerenza.
Per questo motivo il sistema elettorale che auspicabilmente dovrebbe essere approvato è un sistema all’inglese, nel quale il territorio nazionale sia diviso in tanti collegi uninominali quanto sono i membri del parlamento da eleggere. Così si assicura governabilità e rappresentanza, così si è certi che il parlamentare rispetti l’indicazione del cittadino, così che il deputato rappresenti il proprio territorio e le sue istanze.
Non con listini bloccati, proporzionali puri senza preferenze che rimettono ai partiti una scelta che spetta solamente ai cittadini.
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