Depressione, ansia, affaticamento e disturbi del sonno sono solo alcuni strascichi lasciati in eredita dal virus. Secondo recenti studi, pubblicati dalla prestigiosa rivista americana Neuroscience and Behavioral Psychology, oltre un paziente su quattro colpito dal virus pandemico, successivamente la guarigione, soffre di disturbi del sonno e dell’umore, il tutto accompagnato da un forte senso di affaticamento.
Tali dati, frutto del monitoraggio clinico operato dai ricercatori del Central State Medical Academy di Mosca, autori della pubblicazione, evidenziano come tali disturbi siano presenti anche nella fase di recupero dalla malattia, con il 28% degli intervistati che ha segnalato un calo dell’umore, il 27% ha subito una cattiva qualità del sonno e il 73% ha sofferto di affaticamento. Livelli più elevati di stanchezza aumentano, infatti, il rischio di ansia e depressione. Allo stesso modo, una maggiore ansia e un calo dell’umore hanno riflessi anche sulla vitalità generale.
Dai risultati della ricerca emerge come la depressione può far sentire le persone guarite da Covid-19 meno floride nella loro vita quotidiana. Ma c’è un ulteriore effetto legato a ciò: i medici spesso correlano la rapida perdita di energie dei pazienti alle conseguenze dell’infezione, perdendo di vista l’ansia e i disturbi dell’umore che possono essere mascherati dalla malattia infettiva. Un tale approccio può comportare un decorso prolungato di astenia durante il recupero dalla malattia, nonostante parametri fisiologici favorevoli.
Anche studi italiani hanno acceso un faro sull’elevata prevalenza di disturbi dell’umore e del sonno nei pazienti affetti da Coronavirus durante le epidemie attuali e passate. Ad esempio, secondo recenti ricerche, durante l’attuale epidemia, i livelli di ansia sono aumentati dal 5% al 36% e i disturbi del sonno dal 27,6% al 51,2%.
Secondo Ainur Ragimova, ricercatrice presso l’HSE Institute for Cognitive Neuroscience, “Sebbene la relazione tra disturbi dell’umore e del sonno sia intuitiva, è importante esaminarli attentamente e separatamente, specialmente nei pazienti dopo l’infezione da Covid. Stranamente, questo aspetto è spesso trascurato nell’esame clinico dei pazienti con Covid-19. I loro problemi di sonno sono più spesso attribuiti a disturbi fisiologici come le conseguenze di una permanenza in terapia intensiva e gli effetti di una prolungata mancanza di movimento, ma non a disturbi dell’umore. I nostri dati sottolineano ancora una volta che quando i pazienti si lamentano di problemi di sonno, è necessario controllare il loro stato mentale sia durante la malattia che dopo la fine della quarantena”.
Dati che, ancora una volta, dimostrano come l’attuale pandemia non ha solo cambiato il mondo in termini sociali, ma ha anche influenzato il modello di malattia mentale nella popolazione, su cui qualcuno dovrà presto intervenire.